IL GAZZETTINO
27 FEBBRAIO 2009
A Vazzola, negli ultimi giorni, altri tre animali morti. Il veterinario non ha alcun dubbio sulla causa di morte. De Stefano (Enpa): «Sono atti deliberatori, volontà di uccidere»
Cani e gatti avvelenati, la strage continua
Elisa Giraud
Vazzola (TV) - Dopo le crocchette alla malamina sono dei bocconi avvelenati ad uccidere due gatti ed un cane e a compromettere seriamente la salute di un terzo gatto che si è salvato per il rotto della cuffia. G.C., residente a Vazzola, negli ultimi giorni ha trovato avvelenati tre suoi gatti, uno dei quali, per pochissimo se l'è cavata, e ieri è morto anche il piccolo cane meticcio Saila di 8 anni. Il veterinario che ha visto gli animali non ha alcun dubbio sulla causa della orribile morte: avvelenamento. Il medico ha dunque inviato i corpi all'istituto Zooprofilattico per le relative analisi. «Se per i gatti il luogo in cui hanno ingoiato il veleno può non essere certo va sottolineato – afferma Adriano De Stefano, responsabile di Enpa Treviso - che per il cane, non uscendo mai dal giardino, l'atto è deliberato segno della volontà di uccidere poiché la "polpetta" non può che essere stata gettata volutamente all'interno della proprietà». Immediatamente è stato allertato il Comune e il Servizio Veterinario dell'Ulss 7 per attuare le procedure previste dall'ordinanza emanata nel dicembre scorso dal sottosegretario alla sanità Francesca Martini. Ordinanza mirata ad attivare le autorità locali e sanitarie per gli immediati controlli nel tentativo di contrastare il fenomeno e che prevede tra il resto tabellazione e bonifica dell'area e le relative indagini. Per il responsabile del gesto meschino, è prevista anche la reclusione poiché si applica quanto previsto dalla Legge 189/04 all'art. 544-ter: «Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche etologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro. La stessa pena si applica a chiunque somministra agli animali sostanze stupefacenti o vietate ovvero li sottopone a trattamenti che procurano un danno alla salute degli stessi. La pena è aumentata della metà se dai fatti di cui al primo comma deriva la morte dell'animale». «Non ci resta che augurarci che si individui quanto prima il responsabile e che la sua condanna serva da monito per i molti altri che si muovono vigliaccamente nell'ombra» conclude De Stefano.
Nessun commento:
Posta un commento