Cattiveria e crudeltà delle anime nere di tutta Italia

In questo blog potrai leggere e vedere le immagini della crudeltà e della cattiveria umana .
Da Nord a Sud, isole comprese, una passerella di azioni vergognose, criminali, inumane, un repertorio di incuria, freddezza, avidità e ruberia.
La bassezza d'animo dell'essere umano viene portata alla luce.
Tutto compiuto contro creature deboli ed indifese, senza tutela reale e spesso ridotte senza dignità.
Quando decidi di andare in vacanza, scegli il tuo luogo di villeggiatura anche con questo parametro :
chi abita in questo posto ?

Al cuore del problema

Ogni anno migliaia di cani vengono introdotti nei canili esistenti nel nostro Paese. Nei canili migliori solo alcuni riacquistano dignità attraverso l'adozione. In altri li aspettano malattie, sbranamenti o comunque la fine naturale della vita trascorsa dietro le sbarre. Il tutto con costi altissimi per le amministrazioni. Aiutateci a dire basta. Il fenomeno del randagismo si può controllare e sconfiggere.


COSA DICE LA LEGGE:
Secondo la normativa vigente i sindaci sono responsabili per i cani vaganti nel territorio del Comune che amministrano.

Al fine di curare i cani presenti nel suo territorio, i Comuni ricevono finanziamenti da parte dello Stato centrale (pagati da noi cittadini mediante le tasse) per cui gli stessi sono tenuti a predisporre le strutture per risolvere il problema del randagismo e a finanziarle con i denari a ciò destinati.


LA SOLUZIONE MIGLIORE:
Le Associazioni senza scopo di lucro costituiscono i migliori soggetti per la gestione del canile in quanto, agendo senza scopo di lucro, danno maggiori garanzie sul fatto che i denari ad esse corrisposti dal Comune siano effettivamente destinati alla migliore cura del cane.


QUELLO CHE ACCADE NORMALMENTE:
L'affidamento ai gestori privati è invece assai pericoloso in quanto gran parte degli stessi sono tentati dal non garantire buone condizioni di vita o la stessa sopravvivenza dei cani ospitati nel canile al fine di massimizzare i guadagni.

A mero titolo di esempio, vi segnaliamo che sono numerosi i Comuni che hanno stipulato convenzioni con gestori privati per l'affidamento agli stessi della gestione dei canili a seguito di gare di appalto vinte con aste fortemente al ribasso. Sono numerosi gli esempi di gestori che hanno vinto con offerte che prevedano il mantenimento del cane per soli 70 centesimi di euro al giorno! 70 centesimi con cui il gestore dovrebbe pagare il cibo per il cane, le cure mediche, parte delle spese di gestione (operai, luce, acqua etc.) e, addirittura, ricavarci qualcosa per vivere.

Appare del tutto evidente, quindi, che in tali casi il benessere del cane non potrà di certo essere garantito.


IL BUSINESS DEL RANDAGISMO: 500 MILIONI DI EURO ALL'ANNO
Parecchi imprenditori privati hanno nella gestione dei canili una vera miniera d'oro. Si tratta spesso di delinquenti o persone senza scrupoli capaci di creare importanti connivenze con istituzioni che dovrebbero controllare.

Il business del randagismo in Italia genera un fatturato annuale di circa 500 milioni di Euro. 500 milioni di euro pagati dai contribuenti che spesso sono oggetto di vere e proprie truffe da parte dei gestori ai danni dei Comuni e, quindi, di chi paga le tasse.


IL CUORE DEL PROBLEMA:
Nella maggioranza dei Comuni poi la domanda d'ingresso dei cani supera largamente l'offerta di posti in canile, con la conseguenza che per ogni cane morto o fatto adottare, sono pronte altre due richieste di accalappiamento e che chi volesse speculare riesce a percepire sempre e comunque il suo guadagno su un numero garantito di cani. Alla minima spesa sul singolo animale corrisponde il massimo guadagno in termini di utile.

Così che si assiste spesso ad insufficienza di personale, mancanza di lavoratori qualificati, minimi spazi nei box, in cui i cani superano il numero di 3 animali, arrivando anche ad essere 15 o più, senza tenere in alcun conto la loro compatibilità (la prima causa di morte in canile è lo sbranamento!!!!).

Per non parlare delle speculazioni che si realizzano attraverso l'accalappiamento degli animali e lo smaltimento delle loro carcasse che crea un circolo vizioso per cui prima muore un cane prima si guadagna sullo smaltimento della sua carcassa e sull'accalappiamento del nuovo cane che lo sostituisce.


LA CONNIVENZA:
Altro fenomeno che acuisce il problema è la forte connivenza tra chi dovrebbe controllare e chi è controllato. Accade sovente nei Comuni più piccoli (ma non solo) che il Sindaco (che affida la gestione del canile), i responsabili della ASL (preposti al controllo) e il gestore del canile (colui che dovrebbe essere controllato) siano amici, compagni di merende o, addirittura, parenti.

Appare evidente come in queste situazioni sia realmente impossibile far rispettare la legge e far garantire il benessere dei cani ospitati nei canili.


LA SOLUZIONE:
Ciò non accadrebbe se i Comuni provvedessero come per legge alla costruzione e risanamento delle proprie strutture e soprattutto ne affidassero la gestione ad Associazioni di volontariato senza scopo di lucro, che diano garanzie di controllo, di apertura al pubblico e di trattamento secondo parametri di benessere misurabili molto elevati.

L'ACL – Associazione Canili Lazio Onlus da anni combatte il fenomeno del randagismo. Perché il canile deve essere un punto di partenza per una nuova vita alla quale arrivare attraverso l'adozione e non un punto di arrivo in cui morire.

Abbandono : condanna a morte

Abbandono  : condanna a morte

venerdì 30 gennaio 2009

I Fido regalati a Natale? Tutti al canile


GAZZETTA DI REGGIO

28 GENNAIO 2009

I «Fido» regalati a Natale? Tutti al canile

Daisy Melli

QUATTRO CASTELLA (RE). Regali di Natale che tornano al mittente. Non stiamo parlando di maglioni di due taglie più grandi o del raccapricciante pensierino della solita prozia ma di cani. A poco più di un mese dalle feste, i buoni propositi che avevano animato alcuni degli aspiranti padroncini sono scivolati nello scatolone, assieme agli addobbi. Dimenticati in cantina. E' così che in sette giorni il canile di Montecavolo si è ritrovato con ben sette nuovi ospiti. Egle, Asia e altri compagni di sventura - alcuni adottati al canile stesso poi ripudiati, altri abbandonati perché non rispondevano alle aspettative dei padroni - si sono ritrovati scaricati dalle rispettive famiglie come giocattoli rotti. Cucciolini o giovani fido di tre anni restituiti con scuse a tratti sconcertanti del tipo «il cane abbaia». A saperlo prima. Oppure licenziati con frasi come «litiga con il gatto». Come se l'inimicizia fra i felini e il miglior amico dell'uomo fosse un segreto noto solo ai disegnatori del gatto Silvestro. Ripudi, ma anche ripensamenti come il caso del punkabbestia che abbandonata la vita del ribelle ha pensato bene di mollare anche i due compagni di viaggio, un meticcio di pitt bull e un american stafford con la stessa rapidità con cui si è disfatto di un imbarazzante look: «Purtroppo - spiega Marilena Calestrani, responsabile del canile - E' un dato fisiologico che tutti i volontari conoscono: il 20% degli animali adottati spesso viene usato per far contenti i figli sotto l'albero. Salvo poi fare ritorno al canile appena passa la novità o il bisogno di avere un diversivo che distolga l'attenzione dalle richieste dei parenti. Purtroppo non è finita: una seconda ondata di abbandoni si presenterà nei mesi di maggio e giugno, quando i cuccioli di Natale prendono le sembianze degli adulti e le vacanze estive impongono di fare i conti con un ospite scomodo. Oltre alle rinunce in pochi giorni abbiamo ritrovato anche animali in condizioni pietose: talmente magri che non riuscivano più a mangiare senza vomitare. Per salvarli siamo dovuti ricorrere all'alimentazione con flebo». Tra i sette cani tornati all'ovile ci sono due pit bull prima presi come cani da guardia poi restituiti perché gli stessi padroni non hanno saputo gestire la paura nei confronti di questa razza, poi c'è India, un meticcio di american stafford di tre anni, Egle la cucciolina di sette mesi tipo collie bleu merle con il pelo raso e tre fratellini meticci di volpino Olga, Anna e Black, tutti col pelo nero e una macchia bianca sul petto.

TRENTO: MALTRATTAMENTO DI ANIMALI IN FILM A LUCI ROSSE

ASCA

30 GENNAIO 2009

TRENTO: MALTRATTAMENTO DI ANIMALI IN FILM A LUCI ROSSE

Trento - I Carabinieri del Noe di Trento stanno dando esecuzione a due perquisizioni concesse dall'Autorita' Giudiziaria di Bolzano, a carico di due venticinquenni abitanti a Trento ed a Bolzano, i quali sono stati raggiunti da altrettanti avvisi di garanzia poiche' ritenuti responsabili di maltrattamento di animali e produzione di materiale pornografico. Gli accertamenti condotti dai militari del NOE hanno permesso di scoprire che i due impiegavano i cani per registrare film a luci rosse.
Un'attrice porno inglese la protagonista femminile, mentre gli attori erano animali che i due riuscivano a procurarsi poiche' gestivano un allevamento in Trentino. I film girati nella Regione, venivano poi venduti su internet grazie ad un sito per zoofili del Nord Europa; per la visione di qualche minuto di riprese si dovevano pagare oltre una ventina di euro.I Carabinieri, nel corso degli accertamenti, nell'allevamento di animali che effettuava anche servizio dog-sytter, hanno scoperto oltre una ventina di cani malnutriti, maltrattati e tenuti in pessime condizioni igienico sanitarie. I legittimi proprietari degli animali, ignari di cosa succedeva ai loro amici a quattro zampe, pagavano, ma i cani venivano stipati in gabbie sporche e sovraffollate.


TG COM

30 GENNAIO 2009

Animali in film hard,Procura indaga

Bolzano, è la prima volta in Italia

Bolzano - C'è soddisfazione all'Ente nazionale protezione animali (Enpa) dopo l'iniziativa del sostituto procuratore di Bolzano che, per la prima volta in Italia, ha applicato il reato di maltrattamento contro gli animali per due uomini che utilizzavano cani per girare film hard. L'associazione ha annunciato che si costituirà parte civile nel procedimento a loro carico.Secondo gli inquirenti, uno dei due uomini avrebbe girato nella sua abitazione film a luci rosse con una porno-star inglese e dei cani. Il giovane, in cerca di nuove attrici, avrebbe anche avvicinato alcune ragazze del posto, chiedendo loro se volevano guadagnare dei soldi facilmente. Queste però si sarebbero rifiutate. Per quusto è accusato di sfruttamento, favoreggiamento ed istigazione alla prostituzione, così come maltrattamento di animali.
Un altro indagato è un trentino che avrebbe, invece, procurato all'altoatesino alcuni cuccioli Labrador e per questo l'ipotesi di reato contro di lui è di maltrattamento di animali.


Animalieanimali

30 GENNAIO 2009

FILMATI HARD CON ANIMALI, CHIUSA INCHIESTA
Allevatore al centro dell'attività giudiziaria a Bolzano.

Filmati hard con la partecipazione di cani sono al centro di una inchiesta della procura di Bolzano. Le ipotesi di reato nei confronti di un altoatesino sono sfruttamento, favoreggiamento ed istigazione alla prostituzione, così come maltrattamento di animali.
Il sostituto procuratore Guido Rispoli ha depositato l'atto di conclusione dell'indagine. Secondo gli inquirenti, l'altoatesino avrebbe girato nella sua abitazione film a luci rosse con una porno-star inglese e dei cani. L'uomo, in cerca di nuove "attrici", avrebbe anche avvicinato alcune ragazze del posto, chiedendo loro se volevano guadagnare dei soldi facilmente. Queste però si sarebbero rifiutate. Un altro indagato è un trentino che avrebbe, invece, procurato all'altoatesino alcuni cuccioli Labrador e per questo l'ipotesi di reato contro di lui è di maltrattamento di animali.

Viterbo - canile di Bagnaia - uccisa una maremmana

TUSCIA WEB

30 GENNAIO 2009

Viterbo - canile di Bagnaia - uccisa una maremmana

Il serial killer dei cani colpisce ancora

La maremmana uccisa

Il "pazzo criminale" che uccide i cani ospiti del canile comunale di Bagnaia, dopo un brevissimo periodo di "tregua" è tornato a colpire ancora.
"Questa volta è stata - spiega l'associazione animalista onlus "Amici Animali" - , crudelmente, avvelenata una stupenda Maremmana molto buona e giovane, è stata trovata ieri mattina ormai priva di vita, con una zampa appoggiata alla rete del suo recinto e con la bocca, piena di schiuma, attaccata, ancora, alla rete. Forse nel vano ed ultimo tentativo di uscire per essere salvata… ma così non è stato, è morta atrocemente con immensa sofferenza!
Ormai le parole e la rabbia, per le assurde ed ingiuste morti di questi cani indifesi, non servono più".

giovedì 29 gennaio 2009

Benevento: due cavalli strangolati, un terzo sparato




IL SANNIO
29 GENNAIO 2009
Due cavalli strangolati, un terzo sparato con una pistola: è giallo
Due sono stati strangolati, ad un terzo hanno invece sparato. E' questa la fine riservata a tre cavalli di allevamento ospitati nella struttura di C.M., a Benevento...
Benevento - Due sono stati strangolati, ad un terzo hanno invece sparato. E' questa la fine riservata a tre cavalli di allevamento ospitati nella struttura di C.M., a Benevento. Un episodio inquietante e dai contorni tutti da definire, sul quale sta indagando la Squadra mobile diretta dal dottore Giuseppe Moschella. L'allarme è scattato nella zona alle spalle dello stadio Santa Colomba, in un'area recintata occupata da stalle e box nei quali sono ricoverati – alcuni all'esterno - diciotto cavalli, tutti regolarmente denunciati e muniti di libretto sanitario.
La macabra scoperta dei corpi senza vita dei tre esemplari – due cavalle di sei mesi ed un puledro di sette - è arrivata nella tarda mattinata di ieri: sul posto, oltre alla Mobile, è intervenuta la Scientifica, che ha eseguito i rilievi del caso. L'ipotesi più accreditata è che tutto sia accaduto nel corso della notte, quando le due cavalle sono state strangolate con una corda, mentre il puledro è stato ammazzato con una pistola di quelle utilizzate per abbattere gli animali. Un unico colpo alla fronte, che non gli ha dato scampo. Avviate le indagini, che puntano a risalire al movente ed agli autori del gesto. Ascoltato dagli investigatori della prima sezione della Squadra mobile, M,. non è stato in grado di fornire la benchè minima spiegazione a quanto gli è capitato.

Udine provincia : nei cassonetti gatti e volatili morti

IL PICCOLO GORIZIA

28 GENNAIO 2009

Nei cassonetti gatti e volatili morti

Alfredo Moretti

PALMANOVA (UD) - Cani, gatti, volatili nei cassonetti della raccolta rifiuti. Benito Ottomeni e Rosario Di Maggio, esponenti consigliari del Pd, coinvolgono il sindaco in questa problematica che rischia davvero di degenerare e non fa onore alla città. «Abbiamo appreso da più parti che ormai è diventata consuetudine da parte di molti, conferire nei cassonetti dei rifiuti urbani, spoglie di animali di vari tipi - afferma Ottomeni -. Questo scorretto comportamento dei nostri concittadini, spesso indirizzati erroneamente a compiere tali atti, oltre a costituire un indice di inciviltà, diventa pratica pericolosa per l'igiene pubblica». È necessario a questo punto, secondo il capogruppo Di Maggio, informare tutti i residenti sul territorio di Palmanova che conferire animali morti di qualsiasi tipo nei cassonetti è, oltreché incivile anche proibito dalla legge. E insistere proprio su quest'ultimo punto. La situazione non è certo da prendere sottotono e diventa urgente chiedere al Consorzio di San Giorgio di Nogaro che predisponga un piano per chiarire ai cittadini che cosa possano depositare all'interno dei cassonetti con una precisa indicazione riguardo appunto gli animali. Indubbiamente «smaltire» le carcasse di gatti, volatili ma anche topi diventa un problema in quanto un tempo funzionava l'inceneritore all'ex macello comunale ma da anni l'impianto non è più attivo, pertanto molto spesso la gente non sa a chi rivolgersi per tali operazioni. Di certo non è assolutamente adeguato depositare gli animali morti nei cassonetti. Di questo smaltimento, per così dire, «improprio» se ne discuterà al prossimo Consiglio comunale, ma diventa logico pensare che l'amministrazione comunale dovrà prendere dei provvedimenti perché davvero queste abitudini ormai consolidate possono provocare seri pericoli all' igiene e alla salute pubblica.

Pellicce: le indossiamo inconsapevolmente

TERRA NAUTA
28 GENNAIO 2009

Pellicce: le indossiamo inconsapevolmente
Dietro giacche, cappelli, guanti, borse, sciarpe, e accessori - anche
a basso costo - ornati di pelo, si nascondono veri e propri intarsi
di pellicce provenienti da animali appositamente scuoiati vivi.
Volpi, procioni, cani e gatti. Spesso crediamo che nel nostro caso
gli intarsi siano finti. Ma non è così.

GIOVANNA DI STEFANO

Il mercato delle pellicce, o meglio si dovrebbe parlare più
specificamente del mercato degli inserti in pelliccia, le tipiche
bordure di folto pelo che ornano i cappucci delle giacche, nasconde
una realtà di un orrore inimmaginabile. Quasi nessuno comprerebbe più
questi capi d'abbigliamento se conoscesse la loro vera origine: la
sofferenza che nascondono è qualcosa di inaudito e proviene
direttamente dalla Cina. Gli animali cosiddetti `da pelliccia' quali
volpi, procioni, conigli, ma anche cani e gatti (che in Cina non sono
considerati animali d'affezione) vengono allevati in condizioni
indescrivibili: tenuti in gabbie dove possono a malapena rigirasi,
costantemente esposti a venti freddi per favorirne l'infoltimento del
pelo, spesso impazziscono, arrivando anche ad automutilarsi, a causa
della reclusione e della privazione dei più elementari bisogni
etologici tipici della loro specie, quali la socializzazione e la
territorialità. Questi animali dopo aver sofferto a lungo per la
libertà negata vanno incontro ad una morte terribile. Prelevati dalle
gabbie e sollevati per la coda con delle pinze, vengono portati nel
luogo del massacro. Appesi ad un gancio, vivi e perfettamente
coscienti, gli vengono amputate le zampe con un coltello,
letteralmente segate; poi, con tutta calma, gli viene sollevata la
pelle delle zampe posteriori e strappata violentemente dal corpo. Gli
animali durante lo scuoiamento sono ancora vivi in quanto lo
stordimento che viene praticato, sbattendoli a terra violentemente,
non ha che un effetto momentaneo, per cui poi si risvegliano al
momento della scuoiatura.Se questo non bastasse, l'animale, così
completamente cosciente e privato della sua pelle, rimane in vita per
altri 5 - 10 minuti. Questo avviene in Cina ed è stato documentato
grazie all'Associazione Svizzera per la Protezione degli Animali e
l'Associazione East International che hanno condotto nell'inverno del
2004/2005 la prima investigazione al mondo sulle condizioni di vita
degli animali "da pelliccia" negli allevamenti cinesi, nelle
principali province in cui è praticato questo tipo di allevamento
(Shandong, Heilongjiang, Jilin, Hebei).Le riprese video di tali
investigazioni sono disponibili sul web per chiunque abbia voglia di
verificare con i propri occhi (http://www.peta.org/, www.protezione-
animali.com) ciò che è veramente difficile credere, ma che purtroppo
è realtà.L'atrocità di un mercato che mette in atto simili barbarie a
migliaia di chilometri di distanza dall'Italia non è tuttavia così
lontana come sembra. Al contrario, la ritroviamo in casa nostra: ogni
volta che entriamo in un grande magazzino o in un negozio
d'abbigliamento, nel reparto dei giacconi è purtroppo molto frequente
trovare la serie di quelli con cappuccio impellicciato, dove quella
pelliccia così soffice, calda, morbida, decisamente `carina' per
alcuni, non riesce proprio ad evocare, nella mente di chi non sa,
nulla di sanguinoso o immorale. Anche perché, diciamolo, molti
credono veramente che si tratti di pelliccia sintetica; invece quella
pelliccia è vera, tanto quanto lo sono le sofferenze che hanno subito
gli animali ai quali apparteneva, e che nessuno aveva diritto a
strappargli.
Negli ultimi decenni il mercato della pelliccia in seguito alle
campagne di sensibilizzazione promosse dalle varie associazioni
animaliste, tra cui l'OIPA e la Lav, ha subito una fortissima battuta
d'arresto andando incontro, alla fine degli anni '80, ad una vera e
propria crisi, registrando un vertiginoso calo (di oltre il 30%)
delle vendite dei prodotti. A livello mondiale si è passati da una
produzione di 48 milioni di animali nel 1988 a 31 milioni nel 1997,
scesi ancora a 29 milioni nel 1999 [Fonte: Oslo Fur Auction]. Nel
nostro Paese il numero di aziende complessivamente impiegate nel
settore della pellicceria (allevamenti, case d'asta, conciatori,
grossisti.) si è ridotto notevolmente, passando da oltre 6.000 unità
nel 1991 a 3.752 nel 2002 (fonte:16° Osservatorio pellicceria
italiana) anche se il dato più sorprendente è la progressiva e netta
diminuzione degli allevamenti nel corso degli anni: dai 170 nel 1988
ai soli 50 nel 2002 (fonte: Camera di Commercio)La riduzione delle
vendite di pellicce ha determinato un'energica reazione delle
industrie del settore e la conseguente necessità di ricercare un
altro sistema per rilanciarne la commercializzazione. L'industria ha
quindi escogitato, subdolamente, un nuovo modo per riproporre un
capo, la pelliccia, che sembrava avere altrimenti i giorni contati,
in quanto le ragioni etiche portate all'attenzione dalle associazioni
animaliste avevano avuto reale presa sull'opinione pubblica al punto
che la pelliccia in senso tradizionale non era più un prodotto in
grado di adattarsi alle nuove tendenze, perché eticamente non
accettato. Stravolta nella forma, nella funzione (non più come
indumento intero, per coprire e tenere caldo, ma come guarnizione,
semplice ornamento), nella dimensione, perfino nel colore, la
pelliccia venne riformulata sotto forma di `inserto', ossia di
piccolo ritaglio con cui rifinire bordi, cappucci, polsini, cuciture,
risvolti, ecc...A partire dai primi anni novanta gli stilisti
lanciarono quindi la nuova moda: giacche, cappelli, guanti, borse,
sciarpe, e accessori di qualunque tipo `ornati' di pelo animale,
certi che il consumatore apprezzasse il nuovo prodotto, non essendo
più in grado ormai di ricondurre così facilmente quel piccolo
ritaglio di pelliccia, così camuffato e rimpicciolito, ad un animale,
o comunque al concetto di pelliccia. E così infatti è stato. Le
guarnizioni di pelo vero hanno invaso il mercato, disorientando
l'acquirente il quale di fatto alimentava il business della pelliccia
senza effettivamente rendersene conto. Il fatto stesso che capi di
abbigliamento così `addobbati' siano stati pensati per giovani e
giovanissimi, proposti a prezzi accessibili, spesso decisamente
economici (oggi si trovano nelle bancarelle anche a 30 euro) ha
indotto a pensare che la pelliccia non `potesse' essere vera. Sono in
molti, poi, a credere che quel ritaglio di pelliccia, ancorché vero,
sia comunque il sottoprodotto e lo scarto di lavorazioni di pellicce
intere, più costose, e che sarebbe stato altrimenti buttato. Questa
supposizione è completamente sbagliata in quanto il mercato cinese
che alleva e scuoia gli animali in questo modo è invece rivolto
espressamente al confezionamento di giacche con bordi in pelliccia:
questa viene conciata e poi esportata in Europa dove le case di moda,
dai marchi più prestigiosi a quelli della moda giovane, la lavorano
cucendola su giacche e accessori. Quando pensando di metterci al
riparo dall'essere complici del massacro che avviene in Cina
verifichiamo con sollievo la targhetta con scritto `made in Italy'
stiamo cadendo ancora una volta nella trappola. Infatti un capo made
in italy può contenere un elemento di finitura di pelliccia
proveniente dall'estero, senza che sussista alcun obbligo per il
produttore di indicarne l'origine. Inoltre, le specie animali
impiegate per gli inserti sono differenti e ovviamente meno pregiate:
cani, gatti, procioni, conigli e volpi. Per le pellicce intere invece
in genere si allevano visoni e cincillà.
La parte in pelliccia del capo di abbigliamento non viene etichettata
perché non vige appunto l'obbligo quando il materiale in questione
costituisce una minima parte del prodotto, come appunto una bordura;
quando compare un'etichetta è sempre a titolo volontario e questo
avviene perché il produttore ci tiene in quel caso a specificare
l"autenticità" della pelliccia. Allo stesso tempo, però, per mettere
a tacere la coscienza del cliente non vuole rivelare la vera specie
dell'animale, che spesso è cane o gatto, e utilizza pseudonimi e nomi
di fantasia quali: wildcat, housecat, special skin, asian jackal,
asiatic racoonwolf , dogue of China, gae wolf, gubi, kou pi, ecc.
Questo sia perché la sensibilità dei clienti europei sarebbe turbata
dall'idea di avere pelle di cane sulle spalle, sia anche per un
problema di reali divieti, introdotti in Europa, che riguardano il
solo commercio delle pellicce di cane e di gatto.In Italia
l'allevamento, l'importazione e il commercio delle pelli di cane e di
gatto è illegale dal 2004 grazie alla legge 189/04 sui maltrattamenti
degli animali. Naturalmente le associazioni animaliste e gli stessi
consumatori - che stanno prendendo sempre più coscienza di ciò che
indossano anche sull'onda della cultura del consumo critico - stanno
cercando di accelerare il più possibile il processo di contrazione
del mercato della pelliccia che dagli anni `90 ad oggi è comunque in
atto, anche se, come detto, ancora lontano dall'essere definitamene
debellato proprio a causa della moda degli inserti.
Il principio al quale si appellano è, nemmeno a dirlo, di ordine
etico: un paese non potrà mai definirsi civile fino a quando
permetterà il commercio, sul proprio territorio, di capi di
abbigliamento derivanti da simili atrocità. In seguito ad azioni di
pressione di AIP (Attacca l'industria della pelliccia), da tre anni a
questa parte, alcune importanti catene di abbigliamento sono state
convinte ad adottare una politica "fur free", ossia a non vendere più
abbigliamento che contenga pellicce. Tra le altre troviamo UPIM, La
Rinascente, Oviesse, COIN, Coop, Guess, Zara, Stefanel. La speranza è
che sull'esempio di queste grandi catene di negozi che hanno il
potere di influenzare un'ampia fetta di mercato, il trend di giovani
e meno giovani subisca una significativa svolta verso un
abbigliamento cruelty free, per lo meno per quello che concerne le
pellicce, ossia il mercato che uccide gli animali appositamente ed
esclusivamente per la loro pelliccia.

mercoledì 28 gennaio 2009

Sassari: morto anche il terzo cane

LA NUOVA SARDEGNA

27 GENNAIO 2009

Morto anche il terzo cane

SASSARI. Purtroppo Gagt non ce l'ha fatta. Anche Gagt era stato avvelenato come Alice e Bambi, uccise in via Cassani (dietro piazzale Segni) qualche giorno fa. Era sparito e per un paio di giorni il gruppo di ragazzi che si stanno occupando dei quattrozampe della zona non riuscivano a trovarlo. Poi è saltato fuori e il veterinario ha constatato subito i segni dell'avvelenamento. Sembrava che si potesse salvare, che avesse preso una dose minore della sostanza e i suoi amici si stavano già attivando per farlo adottare e toglierlo dai pericoli di una zona dove qualcuno lo voleva morto. Invece se n'è andato sotto i ferri durante un estremo tentativo di superare la crisi, il veleno ha fatto poltiglia del suo intestino e per Gagt, detto anche Devil, non c'è stato più nulla da fare. Salgono quindi a tre gli animali vittime del vigliacco gesto di una persona senza scrupoli che non sarà purtroppo facile individuare. Proprio in tema di avvelenamenti di animali, sabato scorso è stata pubblicata sulla Gazzatta Ufficiale numero 13 un' Ordinanza contro i bocconi, firmata a dicembre dal Sottosegretario alla Salute, Francesca Maritini. Adesso anche il sito del Ministero della Salute riporta delle informazioni pratiche su questo argomento di tragica attualità. L'ordinanza impone l'obbligo per i Sindaci, ai quali siano pervenute segnalazioni di sospetti avvelenamenti, di disporre l'immediata apertura di un'indagine e provvedere ad attivare le iniziative necessarie alla bonifica dell'area interessata, nonché segnalare la zona con un'apposita cartellonistica. Il medico veterinario è obbligato a fornire immediata comunicazione al sindaco e al servizio veterinario dell'Asl qualora emetta diagnosi di sospetto avvelenamento. In caso di morte dell'animale, poi, il medico veterinario dovrà anche inviarne le spoglie e ogni altro campione utile all'identificazione del veleno o della sostanza che ha causato il decesso, all'Istituto Zooprofilattico che dovrà compiere l'autopsia, effettuare analisi sui campioni e comunicarne gli esiti all'Asl ed, eventualmente, all'autorità giudiziaria. Ma anche il il proprietario del cane, in caso di morte dell'animale, deve darne comunicazione alle autorità competenti: i casi di avvelenamento, infatti, troppo spesso non vengono segnalati. Infine l'ordinanza prevede una regolamentazione delle attività di derattizzazione e lobbligo per i produttori di presidi medico-chirurgici, di prodotti fito-sanitari e di altre sostanze pericolose a uso domestico, civile e agricolo, di aggiungere al prodotto una sostanza amaricante, che lo renda sgradevole ai bambini e agli animali, per evitarne l'ingestione accidentale. Naturalmente, un passo fondamentale per combattere in modo efficace il fenomeno degli avvelenamenti, sarà la successiva trasformazione dell'Ordinanza Martini in legge.

Como provincia : misteriosa strage di gatti

PROVINCIA DI SONDRIO

27 GENNAIO 2009

Misteriosa strage di gatti, è caccia al killer

Nella zona di via Madonnetta ne sono spariti una dozzina e alcuni sono stati ritrovati uccisi

Gianluigi Saibene

LOCATE VARESINO (CO) - Almeno una dozzina di gatti scomparsi nel nulla nel giro di pochi mesi, alcuni dei quali ritrovati uccisi e con segni evidenti dei colpi subiti: è allarme nella zona tra le vie Madonnetta, Sant'Antonio, Santa Caterina da Siena e vicolo Balocco. «È una situazione veramente preoccupante - ammonisce l'animalista mozzatese Armando Rudi - che richiede assolutamente un intervento da parte delle autorità competenti. Non si tratta poi di purtroppo di un problema che si presenta per la prima volta, già due-tre anni fa si era, infatti, verificata un'analoga moria di gatti. Riteniamo insomma che bisogna cercare di far luce su una vicenda che non deve essere sottovalutata». Tra le famiglie i cui animali domestici sono stati presi di mira c'è timore a raccontare di quanto accaduto perché il quartiere è diventato pericoloso ed invivibile per i quattrozampe. Timori che vengono confermati anche dai responsabili della Lega antivivisezione: «Da quel che ci risulta, nella zona in questione sono state anche ritrovate delle polpette con all'interno delle non meglio identificate pastiglie - spiega Davide Pivi, responsabile provinciale della Lav - si tratta di un problema che riguarda un'area abbastanza circoscritta del paese, ma le segnalazioni della scomparsa di animali domestici sono state frequenti. Noi abbiamo inoltrato una prima segnalazione al Comune ed alla polizia locale lo scorso 28 ottobre, ma anche successivamente a questa data siamo stati informati di altre sparizioni. Il 22 dicembre i vigili ci confermavano che avrebbero svolto delle indagini, evidenziando però le difficoltà nel risalire ai responsabili di questo gravissimo atto. Per quel che ci riguarda, vorremmo però sottolineare ancora una volta che tutti gli episodi sono più o meno avvenuti nelle stesse vie. Nelle ultime ore abbiamo avuto contatti con il sindaco Luca Castiglioni, che ci ha rinnovato l'impegno a seguire con attenzione la vicenda».

Teramo provincia : sparano sui gatti e li torturano

IL CENTRO

27 GENNAIO 2009

Sparano sui gatti e li torturano

Federico Centola

ROSETO (TE). Due gattini uccisi a fucilate e un altro impallinato a un occhio e salvo per miracolo. Tutto questo accade nella tranquilla frazione rosetana di Casal Thaulero, dove da qualche anno si registrano episodi di violenza gratuita contro animali, in particolare felini. Ma l'aspetto più inquietante è che l'ignoto, o gli ignoti sparatori non si preoccupano minimamente di usare le armi da fuoco vicino alle case dei vicini, come testimoniano gli stessi abitanti della zona. «Abbiamo trovato pallini conficcati contro gli alberi», riferisce una signora del luogo, la stessa cui hanno ucciso i gatti, «e altre persone mi hanno raccontato di aver sentito colpi di fucile anche durante il giorno». Secondo la donna, nella stessa frazione si sarebbero registrati numerosi maltrattamenti nei confronti di gatti, picchiati brutalmente e mutilati senza alcun motivo. «Il primo episodio che mi riguarda», racconta la donna, la quale preferisce restare anonima, «risale al maggio del 2007, quando ho ritrovato il mio gatto con il corpo ricoperto da gravi ferite, tanto che è morto tre giorni dopo i maltrattamenti subiti nonostante le cure del veterinario». Stessa sorte ha subito, circa un anno dopo, un altro gattino della donna, anche lui morto a causa delle ferite riportate, tra cui ce n'era una da arma da fuoco. «Adesso è toccato al mio povero Miki», dice ancora la proprietaria dei gatti, «al quale lo stesso veterinario ha dovuto asportare il bulbo oculare, suturando la ferita con numerosi punti. Spero che possa farcela, anche se sta ancora molto male». Le proteste della donna, che pure ci sono state, non hanno fermato la mano dei misteriosi torturatori, i quali continuano nel loro macabro passatempo evidentemente perché si sentono al sicuro. «Mi sono rivolta al Wwf», dice ancora la donna, «perché confido nella sensibilità dei suoi operatori, pertanto spero che il loro intervento possa far finire al più presto questa assurda situazione». Nonostante i tentativi della donna, però, fino a oggi sembra che nulla sia cambiato, tanto è vero che qualche giorno fa si è ripetuto ancora il brutale rito del gatto ferito a fucilate. «Oltre al dolore di veder soffrire i miei piccoli amici», dice ancora la donna, «mi sono dovuta sobbarcare notevoli spese per il veterinario, nello studio del quale ci sono tutte le lastre che testimoniano la brutalità dei maltrattamenti».

Milano orivincia : UNCINI NEL PANE, CANE MANGIA E MUORE

IL GIORNO
27/01/09
UNCINI NEL PANE, CANE MANGIA E MUORE
CUCCIOLO INGOIA DELLA FOCACCIA, DENTRO C'ERANO PICCOLE ESCHE
Melzo (MI)) - Piccoli uncini nascosti nel cibo: l'assassino dei cani ha già fatto una vittima. L'episodio si è verificato all'interno del parco di via Visconti: Kiwi, un cucciolo di quattordici mesi, è deceduto per aver ingerito un pezzo di focaccia che conteneva una piccola ancoretta da pesca. I soccorsi prestatigli dal veterinario si sno rivelati vani: la bestiola è morta dopo qualche ora di agonia. I giorni successivi nella stessa area verde il proprietario del cane. P.C., insieme ad altri melzesi hanno trovato altri pezzi di pane, che avevano all'interno lo stesso tipo di uncini. Da qui la scoperta: la morte di Kiwi non è stata casuale. Le minuscole ancorette, se ingoiate, provocano nei cani un decesso lento e doloroso, andandosi a conficcare alle pareti dello stomaco e causando quindi un'emorragia interna. Il padrone dell'animale non se ne accorge fino a quando i sintomi non si fanno più evidenti. Ma in genere è troppo tardi. L'articolo è reperibile nei più comuni negozi di caccia e pesca. P.C. ha quindi segnalato il fatto ai carabinieri della locale caserma di via Buozzi. Fino a pochi giorni fa l'area verde di via Visconti era un punto di ritrovo per i padroni dei cani, soprattutto di sera: molti di loro attualmente frequentano altri parchi. Considerato che l'episodio si è ripetuto, c'è da presumere che il balorodo non intendesse mettere a segno una vendetta personale nei confronti di P.C., ma che fosse più in generale infastidito dalla presenza dei cani.
In tempi recenti nella vicina Rodano furono avvelenati alcuni gatti di una colonia felina nella frazione di Cassignanica. Proprio con lo scopo di circoscrivere simili episodi, la Provincia ha dato da poco avvio a un censimento dei gatti sul suo territorio. Il maltrattamento degli animali è punito con un'ammenda che va dai mille auro ai quindicimila euro e la reclusione fino a un anno.

martedì 27 gennaio 2009

Genova provincia : colla topicida contro i cani sessantenne denunciato



IL SECOLO XIX

27 GENNAIO 2009

Colla topicida contro i cani sessantenne denunciato

Chiavari (GE) - I carabinieri del nucleo operativo di Chiavari, al termine di un'indagine lampo, hanno scoperto e denunciato a piede libero un uomo di 68 anni, residente nel centro chiavarese ritenuto responsabile di aver creato trappole per cani nella centralissima piazza Torriglia di Chiavari. L'uomo aveva cosparso le aiuole di colla topicida: è stato segnalato alla Procura della Repubblica per getto pericoloso di cose. Il fatto è venuto alla luce lo scorso 24 gennaio a seguito delle richieste fatte dai proprietari di cani che abitualmente portano i loro animali a passeggiare in piazza Torriglia e che avevano notato una strana sostanza attorno alle aree verdi. Temendo potesse trattarsi di veleno in grado di uccidere i loro "amici a quattro zampe", i padroni avevano allertato il "112". I carabinieri sono riusciti a smascherare il sessantenne che ha detto di non sopportare la presenza di cani nella piazza da lui preferita.


LA REPUBBLICA

27 GENNAIO 2009

TOPICIDA SU AIUOLE CONTRO I CANI, DENUNCIATO PENSIONATO

CHIAVARI (GE) - Un 69enne e' stato denunciato dai carabinieri per "getto pericoloso di cose" poiche' aveva cosparso alcuni punti di piazza Torriglia, a Chiavari, e le aiuole con colla topicida con l'intento di tenere lontani i cani dalla piazza che solitamente frequentava. Dopo la segnalazione fatta da alcuni proprietari di animali, i carabinieri del nucleo operativo di Chiavari hanno identificato e denunciato l'autore dell'uso improprio del topicida.

sabato 24 gennaio 2009

Siracusa: gratuite atrocità contro gli animali

LA SICILIA
22 GENNAIO 2009
Gratuite atrocità contro gli animali
Pino Filippelli
Siracusa - Non c'è dubbio che l'animo umano è un contenitore capace di accogliere i sentimenti più diversi, i cui estremi vanno, dalla nobiltà assoluta, al degrado aberrante. Tutti siamo capaci, con il pensiero o con le azioni, di coltivare la pianta del bene e dell'amore accanto a quella venefica del male e dell'odio. Ed è difficile a volte spiegare come possano convivere dentro di noi comportamenti umani di profonda sensibilità e istinti rancorosi, disumani, dalla violenza bestiale, con tutto il rispetto per le bestie che, anche nel momento della ferocia, hanno un alibi fortissimo: la fame, la rivalità, la difesa del territorio o dei propri cuccioli. Ebbene a Siracusa questi estremi spesso si toccano e lasciano davvero allibiti quando ci si imbatte in crudeltà gratuite, rivoltanti, lontane da ogni senso di pietà. Mi riferisco a quanto è accaduto di recente con l'uccisione, per avvelenamento, di alcuni gatti nella zona del parco archeologico. Non è la prima volta che accade. Stragi di animali sono piuttosto ricorrenti nella nostra città e ad onta della nuova legislazione, varata qualche tempo fa, che punisce anche con il carcere tutte le azioni che arrecano sofferenza e morte ai nostri amici animali, non si è mai riusciti a beccare questi mostruosi soggetti capaci di troncare l'esistenza di bestiole che fanno parte da sempre del creato e che costituiscono spesso un punto di riferimento per bambini e anziani, i quali hanno modo di trarre dalla loro vicinanza esempi di amore, di fedeltà, a volte addirittura di autentico eroismo. Anni fa mi è capitato di provare sulla mia pelle l'orrore di una simile strage. E' accaduto in località Arenella, dove individui privi di ogni rispetto verso i cani ne hanno ucciso a decine, forse centinaia, usando sempre il veleno. Io avevo un bastardino, si chiamava Chico, aveva un carattere mite e allegro. Incappò, durante una passeggiata, in uno di questi bocconi delinquenzialmente lasciati in giro da inqualificabili personaggi privi di ogni scrupolo. Non potrò dimenticare mai la morte di quel povero animale, squassato da convulsioni impressionanti, con una sofferenza indicibile, lunga, atroce e penosa. Successivamente, un'altra strage di cani venne consumata sempre nella zona del litorale aretuseo, forse dagli stessi autori della precedente. Perché, perché mai questa furia distruttrice, che male potevano fare quegli animali indifesi e solo felici di regalare un sorriso al loro padrone, al punto da doverli addirittura fare sparire da un'intera contrada? Purtroppo, come già riferito, non si è mai riusciti a trovarne gli autori di quella barbaria, neanche adesso che ci hanno riprovato con docili inermi gattini. Eppure Siracusa non manca di generosità. C'è molta gente che non solo rispetta gli animali, li accudisce con affetto, apprezzandone l'immenso senso di amicizia verso il padrone, ma sa anche prendere iniziative toccanti, che rivelano particolare gentilezza d'animo e culto dei valori di solidarietà anche verso gli uomini. Mi ha particolarmente colpito, di recente, quella notizia riguardante un anonimo donatore che ha messo il suo loculo a disposizione di quella povera clochard polacca deceduta per assideramento nella grotta di Acradina.

E' questo un gesto di nobiltà da libro Cuore, un segno dei vertici di sensibilità che può raggiungere l'animo umano quando è vissuto, cosciente e ricettivo, con la cultura dei più elevati valori morali dell'esistenza.

Questi episodi compensano ad usura le atrocità commesse contro gli animali, ma non le cancellano di sicuro dal dossier degli orrori di cui è capace l'uomo che arriva a rinnegare se stesso.

venerdì 23 gennaio 2009

Mafia, nascondevano droga nelle mucche e in altri animali

LA ZAMPA.IT

22 GENNAIO 2009

Mafia, nascondevano droga nelle mucche e in altri animali

In un'altra indagine è emerso l'utilizzo dei cani randagi come bersaglio delle nuove armi

ROBERTA MARESCI

Cocaina nascosta in pelli di caimano destinate alla concia. Polvere bianca occultata nei contenitori per pesci tropicali provenienti dalla Colombia. Pappagalli, serpenti e uccelli uccisi prima d'essere esportati e farciti di droga, quindi spediti insieme ad animali vivi, facendo attenzione a non tradire la malsana abitudine di attribuire la loro morte al trasporto. Letteralmente "stupefacente": non solo il bottino nascosto nell'apparato riproduttivo di mucche. Ma l'enorme arca di Noé scoperta dai Carabinieri nel corso dell'operazione "Centauro", che ha portato all'arresto di 40 persone per traffico di sostanze allucinogene. «Il metodo adottato nel bresciano è stato scoperto intorno alla metà degli anni '90 nel napoletano, quando i clan della camorra trasportavano droga in ovuli inseriti nella vagina delle cavalle – racconta Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio nazionale Zoomafia della LAV, proseguendo che - i carichi venivano indirizzati a strutture di riferimento direttamente gestite da camorristi napoletani, fra le quali scuderie, stazioni di monta di cavalli da corsa, ippodromi e così via. È noto che quando Cosa Nostra doveva affrontare la concorrenza dei cartelli internazionali e pertanto non poteva permettersi di perdere un carico per interventi della Polizia, la droga arrivava a Palermo da Bogotà con partite di pesce congelato: i merluzzi riuscivano a sviare anche i cani della Polizia».
Stratagemmi vecchi come il cucco da parte della criminalità organizzata, abituata a eludere i controlli. Chi ha buona memoria ricorderà quando i clan della "Ercolano connection" degli anni '90 facevano arrivare da Medellin la cocaina assieme alle aragoste, in modo da evitare i controlli alle dogane. Particolare, questo, raccontato dai pentiti e che ha trovato conferma in sede giudiziaria. Sempre alla fine degli anni '90 fu scoperto un traffico di droga proveniente dal Marocco, droga che veniva caricata in Spagna e importata in Italia attraverso la frontiera di Ventimiglia, quindi trasportata a Napoli con Tir carichi di carne.
A questo si aggiunge la novità di ieri, che riguarda gli affiliati alla cosca di Partinico (Palermo); pare uccidevano i cani randagi per provare pistole e fucili, a volte modificati artigianalmente, che poi venivano utilizzate per gli omicidi. Ai tre autori di questi "delitti" (Salvatore Li Puma, Gaspare e Giuseppe Bancarella) i pm stanno valutando l'ipotesi di contestare, oltre all'associazione mafiosa per i quali sono stati arrestati, anche l'accusa di maltrattamenti su animali. È quanto è emerso da un'inchiesta antimafia. Tutto ciò emerge dall'indagine dei carabinieri conclusasi con l'emissione da parte del Gip di 16 ordinanze di custodia cautelare (12 arresti, 3 notifiche in carcere e un latitante, Domenico Raccuglia).In un precedente articolo relativo al "Rapporto Zoomafia 2008: animali e sicurezza" - realizzato dalla Lav, emergeva come l'uso di animali da parte della criminalità organizzata sia diventato un business da 3 miliardi di euro l'anno. Lo sfruttamento illegale di animali ad opera dei malavitosi si realizza soprattutto nelle corse clandestine di cavalli, nella "cupola del bestiame", nel traffico di animali esotici e nella pesca illegale, tutti reati fortemente presenti in Sicilia come hanno dimostrato le numerose operazioni delle forze di polizia messe in atto in tutta l'isola.

giovedì 22 gennaio 2009

Sassari: avvelenati quattro cani

LA NUOVA SARDEGNA
21 GENNAIO 2009
Avvelenati quattro cani, rapporto dei vigili alla Procura
SASSARI. Una cupa mattinata che ricorderanno a lungo, quella di ieri. I ragazzi che da tempo assistono una dozzina di cani nella zona tra Lu Fangazzu e Monte Bianchino vicino a piazzale Segni hanno dovuto salutare tra le lacrime due dei loro amici a quattro zampe, le cagnette Alice e Bambi. Uccise quasi certamente durante la notte con bocconi di veleno per topi (ma ad accertarlo sarà l'esperto dell'Istituto Zooprofilattico dove i loro corpi sono stati trasferiti), morti tra sofferenze indicibili. Una smorfia di dolore nel muso insanguinato. E si teme anche per la sorte di Gact, un terzo cane che non risponde più all'appello. C'è stato lavoro per Andrea Loriga, nelle ultime ore, l'esperto del Taxy Dog convenzionato con il Comune: la sera di lunedì era dovuto intervenire a Costa Paloni, vicino alla Buddi Buddi, per portare via i corpi di altri due cani che qualcuno aveva lasciato in uno scatolone. Secondo alcuni morti di stenti, come accade purtroppo a troppi animali lasciati crudelmente legati e spesso senza cibo a guardia delle campagne. Una volta morti sarebbero stati scaricati sulla strada. C'è anche chi ipotizza una vendetta (che senso avrebbe lasciarli in bella vista?) o anche in questo caso un avvelenamento. Su entrambi gli episodi i vigili urbani hanno presentato un esposto alla Procura della Repubblica. L'episodio meno oscuro è quello di Monte Bianchino. Nel senso che i cani e i loro amici umani più volte erano stati minacciati. L'avvelenamento non stupisce nessuno. «In molti nella zona hanno sempre mostrato di non gradire la loro presenza, di recente c'è stato anche chi ha provato a investirli con l'auto - dice Chiara, una delle animaliste - ma a chi danno davvero fastidio? Forse perché ogni tanto abbaiano? Non conosciamo episodi di aggressione o pericolo, sono cani buonissimi che stiamo cercando di mantenere in salute». Diverse cagnette le hanno fatte sterilizzare a loro spese, molto del loro tempo libero lo trascorrono in questa landa desolata di periferia, un pezzo di terreno comunale pieno di sterpaglie utilizzato come discarica. «Se la ripulissero e recintassero, affidandocela in gestione - propongono - non chiederemmo un euro all'amministrazione, sarebbe pulita e servirebbe a uno scopo sociale». Invece devono fare i conti con chi sopporta di avere un immondezzaio sotto casa, ci manda i figli a giocare tra le siringhe e i preservativi, ma di quei cani non vuol sentir parlare. Sporcano. «Odiano gli animali e noi che diamo loro da mangiare - dicono i ragazzi -, ci filmano mentre portiamo loro le crocchette, pensando di intimorirci nell'errata convinzione che dar da mangiare ai randagi sia reato. Qualcuno gli ha legato dei petardi al collo». Bambi era incinta, i suoi amici si stavano già attivando per piazzare i cuccioletti e poi sterilizzarla. Qualcuno ha risolto a suo modo il problema.

Sondrio provincia : gatti torturati, uccisi a sassate

PROVINCIA DI SONDRIO
21 GENNAIO 2009
La denuncia di un'associata Enpa
Aprica: gatti torturati in via Negri «Se danno fastidio chiamate l'Asl»
Silvana Boninchi: «Felini uccisi a sassate o tenuti lontani dal cibo. Adesso basta»
Clara Castoldi
APRICA (SO) - Gatti colpiti a sassate, massacrati a legnate, buttati semi affogati nella spazzatura. E ancora gatti tenuti lontani dal cibo, che qualcuno lascia a loro, nascondendolo sotto la neve gelata. Accade ad Aprica in via Negri ormai da tempo, ma ora la situazione sembra essere peggiorata, almeno a livello di crudeltà nel perseguitare i felini. Solleva il caso Silvana Boninchi, associata all'Enpa (Ente nazionale di protezione animali), che spesso si trova nella località dove ha un'abitazione e ha visto con i suoi occhi quanto accade ai gatti della via.
«Non se ne può più ? sbotta Boninchi -. I casi di maltrattamento sono aumentati negli ultimi tempi e in ferocia. E ora siamo al limite. Vietano ai randagi perfino di mangiare. Mi sono fatta carico di portare a loro qualche crocchetta e, invece, qualcuno ha coperto il cibo con la neve gelata, impedendo così di raggiungerlo».
Boninchi non si definisce una fanatica, ma chiede rispetto e civiltà. «I gatti danno fastidio perché le loro secrezioni puzzano? Va bene ? prosegue -, ma non riduciamoli moribondi al punto che non si può fare più nulla per loro. Che la pipì dei maschi, in determinati periodi dell'anno, puzzi è pur vero, ma è anche vero che con un po' di buona volontà e qualche accorgimento il problema è risolvibile. Mi viene invece spontaneo chiedermi cosa ci si possa aspettare da persone che risolvono problemi tanto banali in un modo così barbaro». Che fare allora? La signora suggerisce, ad esempio, di rivolgersi all'Asl per farli portare nel gattile (attualmente girano nella zona sei o sette gatti di proprietà e randagi), oppure c'è anche qualche metodo fai da te per evitare che il felino faccia la pipì davanti alla propria porta di casa. Basta mettere una buona quantità di pepe macinato, i gatti lo annusano e pare che se ne vadano.
Ma se qualcuno insiste nel fare a loro del male, i rischi sono grossi. In base alla legge regionale 25 del luglio 2006, infatti, i gatti che vivono in stato di libertà sul territorio sono protetti ed è vietato a chiunque maltrattarli o allontanarli. Per habitat di colonia felina si intende qualsiasi territorio o porzione di territorio, urbano e non, edificato e non, nel quale risulti vivere stabilmente una colonia felina, indipendentemente dal numero di soggetti che la compone e dal fatto che sia accudita o no dai cittadini. La legge 189 del luglio 2004 dice, inoltre, che chiunque per crudeltà o senza necessità cagioni una lesione ad un animale, è punito con la reclusione da 3 mesi a un anno e con una multa da 3mila euro a 15mila euro. La pena è aumentata della metà se ne deriva la morte dell'animale.
Gatti seviziati: allarme ad Aprica
APRICA (SO) - Gatti colpiti a sassate, massacrati a legnate, buttati semi affogati nella spazzatura. E ancora gatti tenuti lontani dal cibo, che qualcuno lascia a loro, nascondendolo sotto la neve gelata. Accade ad Aprica in via Negri ormai da tempo. Solleva il caso Silvana Boninchi, associata all'Enpa, l'ente protezione animali.
Castoldi
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Azioni disumane Un gatto morto nel vano tentativo di salvarlo dopo le torture inflittegli, un altro che mostra i chiari segni dei ferimenti subiti sono una piccola testimonianza dell'orrore che si sta consumando ad Aprica a discapito di animali indifesiuccisi

mercoledì 21 gennaio 2009

Zoomafia: così le cosche calabresi sfruttano gli animali



STRILLI.IT

21 GENNAIO 2009

Zoomafia: così le cosche calabresi sfruttano gli animali

di Claudio Cordova

Di spirito imprenditoriale, le cosche, ne hanno davvero tanto. Sanno che ogni cosa può essere utilizzata per fare quattrini. Da parecchio tempo, per esempio, hanno capito che anche gli animali, sì, gli animali, se sfruttati nel modo giusto, possono costituire una fonte sicura e cospicua di guadagno.

Cos'è la zoomafia?

"Settore della mafia che gestisce attività illegali legate al traffico o allo sfruttamento degli animali", questo dice il vocabolario

Attenzione però: ogni attività delle cosche, oltre a costituire guadagno economico, assicura, parimenti, un controllo sul territorio, necessario e, per questo, sempre estremamente asfissiante.

UNA MONTAGNA DI SOLDI
Soldi e animali sfruttati.

I soldi arrivano, in particolare, dalle scommesse clandestine: secondo l'Eurispes, il mercato illegale delle scommesse illecite raccoglie circa 6.500 milioni di euro contro i 2.200 provenienti dalle scommesse legali.

Si tratta di un business estremamente articolato: combattimenti illegali tra cani, corse di cavalli dopati, truffe ai danni dell'Erario, dell'UE e dello Stato, traffico illegale di medicinali, furto di animali da allevamento, falsificazione di documenti sanitari, fino al gravissimo reato di diffusione di malattie infettive, attraverso la commercializzazione di carni e derivati, provenienti da animali malati.

Così si fanno fanno soldi. Tanti soldi.

Secondo Ciro Troiano, che ha stilato il recente rapporto "Zoomafia 2008" della LAV, "l'introito complessivo della zoomafia si aggirerebbe intorno ai tre miliardi di euro".

Tra i reati, il più crudo e violento è, sicuramente, quello che riguarda i combattimenti tra cani. Si tratta di un business da 300 milioni di euro annui, attenzionato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria già dal 2004. I cani vengono maltrattati e "addestrati" alla cultura dell'odio, in modo tale da poter essere spietati nel corso dei combattimenti. Proprio da un'inchiesta calabrese, curata dalla DDA di Reggio Calabria, è nata la prima operazione di polizia che ha portato all'arresto, in Italia nel 2004, di 13 persone con l'accusa di associazione per delinquere finalizzata all'organizzazione di combattimenti tra cani.

E si scommette. Soldi, tanti soldi.

I CAVALLI DELLA FAMIGLIA LABATE
Si scommette sui combattimenti tra cani, ma si scommette anche sulle corse clandestine di cavalli.

A Reggio Calabria i signori incontrastati di questa attività sono tutti elementi riconducibili al clan Labate, operante nella zona sud della città. E', in particolare, l'operazione della Polizia di Stato, del 24 luglio del 2007, denominata "Gebbione" (la sentenza di primo grado, per coloro che hanno scelto il rito abbreviato, è arrivata alcuni giorni fa) a svelare le attività del sodalizio criminale reggino, che allevava i propri cavalli, anche tramite la somministrazione di farmaci, e organizzava corse clandestine, che si svolgevano nella zone del Gebbione, Saracinello, Pellaro e San Leo, scommettendo sull'esito di tali competizioni.

E alcuni individui sono proprio accusati di violenze nei confronti degli equini, "poiché – si legge nell'ordinanza - sottoponevano numerosi cavalli di cui avevano la disponibilità o la proprietà a maltrattamenti, addestrandoli e facendoli correre in condizioni non adeguate alle loro caratteristiche ecologiche, nonché somministrando agli stessi farmaci con modalità dannose per la loro salute, con l'intento di migliorarne le prestazioni agonistiche. In particolare, i cavalli "venivano maltrattati – si legge ancora nell'ordinanza del Gip Natina Pratticò - mediante la somministrazione agli animali di sostanze "dopanti", quali sostanze antipiretiche, analgesiche e anti-infiammatorie: Finadyne e Tilcotil; sostanze che agiscono sul sistema respiratorio: Bentelan e Nasonex; sostanze che agiscono sul sistema emolinfatico e sulla circolazione sanguigna: eritropoietina; Eprex; Sodio Bicarbonato. Tutto a opera di soggetti non qualificati e spesso senza il diretto controllo del veterinario e comunque non in funzione del benessere dell'animale, ma in funzione del miglioramento delle sue prestazioni agonistiche".

Inoltre i cavalli venivano ulteriormente maltrattati perché venivano fatti "correre su superfici rigide (strade pubbliche asfaltate) non adeguate alle loro caratteristiche ecologiche, con conseguenze dannose per la loro struttura muscolo-scheletrici"; essi, inoltre venivano sottoposti "a prelievi di sangue dopo gli allenamenti, per migliorarne le prestazioni agonistiche".

L'impianto accusatorio (confermato, peraltro, nella sentenza di alcuni giorni fa) sostiene, inoltre, che i proventi di tali attività venissero impiegati "in modo da acquisire società, beni immobili ed attività commerciali, poi gestite in modo occulto per mezzo di prestanome".

Si tratta di un'attività che coinvolgeva entrambe le città dello Stretto, Reggio e Messina, dato che la cosca si avvaleva delle consulenze, in relazione a farmaci da somministrare agli animali per migliorarne le prestazione, di un docente, con studio ambulatoriale a Reggio, della Facoltà di Veterinaria, presso l'Università degli Studi di Messina.

Vincite che si aggiravano intorno a 200mila euro. Una storia andata avanti fino all'ottobre del 2006.

I MACELLAI
Gli animali sono utili (e redditizi) da vivi, ma possono fruttare un bel gruzzolo anche da morti.

Ci si deve spostare a Melito Porto Salvo, in provincia di Reggio Calabria, nel regno degli Iamonte, che, da semplici macellai, senza abbandonare il proprio settore d'appartenenza, hanno messo su un impero. E', in particolare, l'operazione del 4 febbraio 2007, condotta dalla Polizia su input dei pm Cutroneo e De Bernardo, denominata "Ramo spezzato", a svelare i traffici illeciti di alcuni individui, con riferimento alla commercializzazione di carni di illecita provenienza e non a norma dal punto di vista sanitario.

Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal Gip, Santo Melidona, tale attività di commercializzazione viene definita un "inquietante traffico di animali destinati alla macellazione e di carni destinate al consumo umano al di fuori di un'ogni controllo, previa formazione di documentazioni sanitarie false, in alcuni casi di animali affetti da gravi malattie, con potenzialità di gravissimo ed incontrollato pregiudizio per la salute dei consumatori".

L'inchiesta, durata quasi due anni, ha portato all'arresto, tra gli altri, anche di Carmelo Iamonte, di 42 anni, figlio del boss Natale Iamonte, e a sua volta considerato dagli investigatori il capo della cosca, e di un dirigente medico dell'Azienda sanitaria di Melito Porto Salvo. Nel corso dell'operazione, la polizia ha poi effettuato il sequestro preventivo di aziende facenti capo a presunti esponenti della criminalità organizzata ed operanti nel settore dell'allevamento, della lavorazione, della vendita all'ingrosso e dettaglio di animali e carni macellate.

Purtuttavia, i due capi carismatici, Antonino e Carmelo Iamonte, non si vedono contestati tali reati. I personaggi indagati, il commerciante Sergio Borruto in particolare, avrebbero agito per contro proprio, rivendendo le carni guaste alle macellerie riconducibili alla cosca, senza che questa ne fosse al corrente.Antonino e Carmelo Iamonte sono stati di recente scarcerati per decorrenza della custodia cautelare.Ma questa è un'altra storia.

Anche in questo caso, comunque, l'affare frutta un mucchio di quattrini. Ecco, così come si può leggere nell'ordinanza "Ramo Spezzato", il meccanismo, oleato e infallibile messo in atto da alcuni commercianti: "gli animali sono malati e vengono trasportati insieme ad un esemplare deceduto; il bestiame non è stato sottoposto ad alcun controllo ed infatti non è accompagnato dalla documentazione attestante l'avvenuta sottoposizione ai prescritti controlli sanitari (cedolino o "passaporto"), che pure gli indagati cercano, fino all'ultimo momento, di reperire, senza riuscirvi. E' chiaro che gli indagati sono ben consapevoli delle condizioni in cui si trovano gli animali e, quindi, della pericolosità delle loro carni".

Un settore, quello della macellazione, nel quale la cosca Iamonte da sempre regna sovrana: "E' emerso, dalle sin qui esplorate attività criminose, - si legge ancora nell'ordinanza - come uno dei settori di interesse più significativo della organizzazione indagata sia costituto dal commercio delle carni, realizzato anche mediante l'acquisizione con sistemi estorsivi di macellerie e la fraudolenta intestazione a terzi della formale titolarità delle medesime (per l'evidente finalità di eludere le disposizioni in materia di misure di prevenzione patrimoniale)".

E' SOLO BUSINESS
Di industrie, e quindi di sviluppo, in Calabria ce ne sono davvero poche. Essa, si sa, è una terra povera essenzialmente dedita all'agricoltura e alla pastorizia. Si spiega anche così il reato di pascolo abusivo, come è possibile leggere nel Rapporto Zoomafia 2008: "All'inizio del mese di agosto 2007, ventitre bovini tra adulti e giovani sono stati sequestrati dal Corpo forestale dello Stato in provincia di Reggio Calabria. L'operazione è stata portata a termine nel Comune di Santo Stefano d'Aspromonte, finalizzata alla repressione del pascolo abusivo. L'attività è partita dalle segnalazioni che indicavano la presenza di bovini vaganti nella zona dl villaggio turistico di Gambarie (Reggio Calabria). L'operazione, scattata alle prime luci del giorno, ha coinvolto il personale dei comandi stazione di Gambarie e di San Luca del Corpo forestale dello Stato. I bovini pascolavano indisturbati all'interno di un bosco di castagno di proprietà della Regione Calabria. Contemporaneamente al sequestro degli animali, sono partite le indagini del caso per risalire ai proprietari, identificati poi in un 42enne e un 65enne residenti entrambi a San Luca (Reggio Calabria). Gli uomini sono stati denunciati a piede libero per pascolo abusivo e danneggiamento della vegetazione in area protetta".

Insomma, sfruttare gli animali in maniera illecita, in Calabria (ma anche nel resto d'Italia), è un affare da migliaia di euro. Con il tempo, peraltro, la tendenza sta acquistando maggiore spazio e, nel giro di alcuni anni tale crimine potrebbe diventare una "regola" come il commercio di sigarette di contrabbando in passato e quello della droga adesso.

Sfruttando gli animali si fanno soldi.

Poco importa che, oltre a commettere un crimine nei confronti dello Stato e della collettività lo si commetta anche contro la natura.

E' solo business.

MILANO: PER LA PROCURA I REATI IN DANNO AGLI ANIMALI SONO GRAVI

21/01/09 - Milano: Secondo il Procuratore Capo di Milano, dott. Manlio Minale coloro che si macchiano di reati contro gli animali, maltrattandoli o uccidendoli ed integrando così una delle quattro ipotesi delittuose previste dalla legge 189 del 2004, sono da considerare criminali al pari di tutti coloro che commettono altri reati di competenza del giudice monocratico, che ricordiamo vanta la competenza per materia dei reati fino a 10 anni di reclusione che denotano un alto tasso di pericolosità sociale, come quelli inerenti produzione e traffico di sostanze stupefacenti, delitti contro l'incolumità pubblica, la rimozione dolosa delle cautele contro gli infortuni sul lavoro e l'adulterazione e contraffazione di cose in danno della salute pubblica.
Il Procuratore Capo ha inviato a tutti i suoi sostituti una circolare informandoli che le fattispecie penali del maltrattamento animale dovranno essere prese in seria considerazione al pari di altre violazioni del codice penale.


Questa notizia potrebbe apparire superflua, se si pensa che essendo tutti reati procedibili d'ufficio, il pm ha in linea generale un obbligo di esercizio dell'azione penale per tutti i reati su indicati, e dunque anche per quelli contro gli animali. In sostanza a fronte di un reato contro gli animali, così come per il reato di furto il pm, se ne ravvisa gli elementi ha l'obbligo di esercitare l'azione penale per perseguire i responsabili.

Tuttavia la comunicazione del Procuratore Capo di Milano appare assai significativa alla luce delle questioni inerenti la formazione dei ruoli d'udienza. Infatti l'art 227 del d.lgs 19 febbraio 1998 n 51 ha stabilito che i dirigenti degli uffici giudiziari possono formare i ruoli d'udienza tenendo conto della 'gravità e della concreta offensività del reato, del pregiudizio che può derivare dal ritardo nella formazione della prova per l'accertamento dei fatti, nonché dall'interesse della persona offesa'.


Di fatto dunque la posticipazione di molti processi, perché ritenuti meno gravi comporta un effetto simile all'amnistia perché conduce alla prescrizione degli stessi. Non ultimo il decreto sicurezza approvato dall'attuale Governo (n 92 del 2008) ha assegnato precedenza assoluta ai procedimenti relativi ai delitti di 'maggiore gravità' imponendo ai dirigenti degli uffici giudicanti di razionalizzare in tal senso i ruoli d'udienza.

Ecco allora che le parole del Procuratore Capo di Milano assumono un valore forte in quanto egli ha stabilito nella circolare diramata agli uffici giudiziari della Procura che "i reati contro gli animali devono trovare idonea collocazione nell'ambito del VI dipartimento" per cui da oggi, ogni denuncia verrà girata al Dipartimento sorretto dal Vice di Milano, Nicola Cerrato, che attualmente coordina una squadra specializzata in malasanità, violazioni legate ad alimenti e prodotti farmaceutici, infortuni sul lavoro e lavoro nero, mentre fino agli ultimi mesi le denunce legate ai maltrattamenti venivano girate al "Servizio definizione Affari Semplici", un settore nato per scremare il lavoro dei magistrati dai reati cosiddetti "minori".

In definitiva, i reati contro gli animali destano allarme sociale quanto gli altri reati di competenza della sezione indicata.
Una posizione significativa volta a garantire l'effettività della tutela giuridica degli animali, che speriamo altre Procure vorranno seguire, sull'esempio illuminante di quella di Milano, e che soprattutto andrà contrapposta a tutti gli operatori del settore, purtroppo ancora tanti, che addirittura arrivano a negare la concreta applicabilità della normativa, perché ritenuta di 'scarsa importanza'.

Carla Campanaro - Ufficio Legale LAV

lunedì 19 gennaio 2009

CASSINO (FR): come nel Bronx, grilletto facile contro i piu' indifesi. 3 cani uccisi a fucilate perchè non graditi, chi sarà il prossimo?????




CONTATTARE: Cinzia (328-0414169) ZUCAL@cnipa.it
CASSINO (FR): Prima di Natale hanno sparato a bruciapelo ad una volontaria che stava andando via in bicicletta dopo aver dato da mangiare ai suoi 60 cani nei pressi del depuratore. Ieri invece hanno ucciso a fucilate 3 poveri cani che bivaccavano da anni nei pressi di un circo in disuso. Non facevano del male a nessuno, l'unica loro colpa di essere nati in quel posto. I vigliacchi l'hanno fatto di notte, quando nessuno può vedere e raccontare, al buio, quando i cani escono dai loro rifugi e rovistano nei cassonetti in cerca di cibo. Facciamo girare le foto e diamo voce a questi poveri animali che non hanno più speranze, dateci una mano a portarli via da lì.

Grazie Cinzia Zucal (328-0414169)

ZUCAL@cnipa.it


Sicilia - Cuccioli continuano a morire....aiutateci ad aiutarli!...

Quelli che vedete nelle foto sono alcune
povere vittime dell'indifferenza in Sicilia....
abbiamo troppi cuccioli da salvare....

CI SERVE AIUTO.....!

PER FAVORE CHI HA UN RIFUGIO, O QUALSIASI POSTO

PER POTERLI OSPITARE, SI PASSI UNA MANO SULLA COSCIENZA.

Grazie per qualsiasi cosa possiate fare per loro.

per info o proposte:
miaomiao79@hotmail.it
oppure chiamate Simona: 3490600182