22 GENNAIO 2009
Mafia, nascondevano droga nelle mucche e in altri animali
In un'altra indagine è emerso l'utilizzo dei cani randagi come bersaglio delle nuove armi
ROBERTA MARESCI
Cocaina nascosta in pelli di caimano destinate alla concia. Polvere bianca occultata nei contenitori per pesci tropicali provenienti dalla Colombia. Pappagalli, serpenti e uccelli uccisi prima d'essere esportati e farciti di droga, quindi spediti insieme ad animali vivi, facendo attenzione a non tradire la malsana abitudine di attribuire la loro morte al trasporto. Letteralmente "stupefacente": non solo il bottino nascosto nell'apparato riproduttivo di mucche. Ma l'enorme arca di Noé scoperta dai Carabinieri nel corso dell'operazione "Centauro", che ha portato all'arresto di 40 persone per traffico di sostanze allucinogene. «Il metodo adottato nel bresciano è stato scoperto intorno alla metà degli anni '90 nel napoletano, quando i clan della camorra trasportavano droga in ovuli inseriti nella vagina delle cavalle – racconta Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio nazionale Zoomafia della LAV, proseguendo che - i carichi venivano indirizzati a strutture di riferimento direttamente gestite da camorristi napoletani, fra le quali scuderie, stazioni di monta di cavalli da corsa, ippodromi e così via. È noto che quando Cosa Nostra doveva affrontare la concorrenza dei cartelli internazionali e pertanto non poteva permettersi di perdere un carico per interventi della Polizia, la droga arrivava a Palermo da Bogotà con partite di pesce congelato: i merluzzi riuscivano a sviare anche i cani della Polizia».
Stratagemmi vecchi come il cucco da parte della criminalità organizzata, abituata a eludere i controlli. Chi ha buona memoria ricorderà quando i clan della "Ercolano connection" degli anni '90 facevano arrivare da Medellin la cocaina assieme alle aragoste, in modo da evitare i controlli alle dogane. Particolare, questo, raccontato dai pentiti e che ha trovato conferma in sede giudiziaria. Sempre alla fine degli anni '90 fu scoperto un traffico di droga proveniente dal Marocco, droga che veniva caricata in Spagna e importata in Italia attraverso la frontiera di Ventimiglia, quindi trasportata a Napoli con Tir carichi di carne.
A questo si aggiunge la novità di ieri, che riguarda gli affiliati alla cosca di Partinico (Palermo); pare uccidevano i cani randagi per provare pistole e fucili, a volte modificati artigianalmente, che poi venivano utilizzate per gli omicidi. Ai tre autori di questi "delitti" (Salvatore Li Puma, Gaspare e Giuseppe Bancarella) i pm stanno valutando l'ipotesi di contestare, oltre all'associazione mafiosa per i quali sono stati arrestati, anche l'accusa di maltrattamenti su animali. È quanto è emerso da un'inchiesta antimafia. Tutto ciò emerge dall'indagine dei carabinieri conclusasi con l'emissione da parte del Gip di 16 ordinanze di custodia cautelare (12 arresti, 3 notifiche in carcere e un latitante, Domenico Raccuglia).In un precedente articolo relativo al "Rapporto Zoomafia 2008: animali e sicurezza" - realizzato dalla Lav, emergeva come l'uso di animali da parte della criminalità organizzata sia diventato un business da 3 miliardi di euro l'anno. Lo sfruttamento illegale di animali ad opera dei malavitosi si realizza soprattutto nelle corse clandestine di cavalli, nella "cupola del bestiame", nel traffico di animali esotici e nella pesca illegale, tutti reati fortemente presenti in Sicilia come hanno dimostrato le numerose operazioni delle forze di polizia messe in atto in tutta l'isola.
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