LA REPUBBLICA PALERMO
30 DICEMBRE 2008
Storia di Argo, randagio adottato Avvelenato e buttato tra i rifiuti
Valentina Cucinella
Palermo - Argo, il piccolo randagio che dieci mesi fa è stato adottato dal quartiere Malaspina, trovando amore e calore da parte dei residenti, è stato avvelenato e trovato morto dentro un cassonetto dell' immondizia. I residenti, adesso, chiedono che sia fatta luce sulla morte del cane. Silenzioso e timido, Argo ha fatto la sua comparsa quasi un anno fa in Via Pietro Merenda, come racconta Maria Teresa Vandeville, rappresentante del movimento animalista Unia, che dice: «La prima volta che abbiamo visto Argo, era nascosto sotto un cespuglio. In questo quartiere, diamo molto spazio agli animali, prestando attenzione soprattutto a quegli animali abbandonati o maltrattati, come Argo. Erano evidenti i suoi segni di sofferenza. Stava sempre in silenzio. Ma quando abbiamo deciso di prendercene cura, Argo è tornato nuovamente sereno». Nel giro di pochi mesi, Argo è stato accolto dai residenti del quartiere, trovando, così, la sua nuova casa. «Gli abbiamo dato una cuccia e il cibo non gli è mai mancato. Amava le coccole e si lasciava avvicinare da chiunque senza problemi». Poi, un mese fa, Argo sparisce. «Lo abbiamo cercato dovunque - continua Maria Teresa - ma di lui non c' erano tracce. A quel punto, abbiamo pensato che forse non stava più bene e che si era allontanato per cercare un altro luogo dove andare, ma purtroppo, non è stato così». Il primo dicembre, nel cassonetto dell' immondizia di fronte la scuola elementare "Giorgio La Pira", un residente trova dentro un sacco nero, il corpo di Argo privo di vita. «è stato avvelenato - dice Maria Teresa - i segni di avvelenamento erano chiari ed evidenti. è stato terribile. Quando sono arrivata sul luogo e ho visto Argo in quelle condizioni, mi sono sentita male. Poi, ho provato a chiamare il canile e la polizia municipale, ma nessuno mi ha risposto. è vergognoso che non esista un numero di emergenza per animali. Spero solo che il corpo di Argo non sia stato portato a Bellolampo, come un qualunque rifiuto».
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