IL TIRRENO
16 MARZO 2010
SENTENZA STORICA
Cuccioli morti nel casonetto patteggia dopo l'esame dna
Incastrato dal dna. Quello comparato tra la cagna di cui era padrone e uno dei cinque cuccioli di cane sopravvissuti all'abbandono nel cassonetto dei rifiuti, dove altri quattro invece avevano trovato la morte. Un test voluto testardamente da Marlena Giacolini, presidente Enpa, che non si era fermata di fronte a nulla
Pierluigi Sposato
ROCCASTRADA (GR). Incastrato dal dna. Quello comparato tra la cagna di cui era padrone e uno dei cinque cuccioli di cane sopravvissuti all'abbandono nel cassonetto dei rifiuti, dove altri quattro invece avevano trovato la morte. Un test voluto testardamente da Marlena Giacolini, presidente Enpa, che non si era fermata di fronte a nulla, nemmeno di fronte alle perplessità manifestate dall'applicazione di tale metodica in un'indagine riguardante animali. Prima di questo genere in Italia, l'inchiesta portò nel 2008 - quasi due anni dopo l'episodio - a una svolta clamorosa.
L'iscrizione nel registro degli indagati del presunto responsabile della soppressione dei quattro cuccioli e al tentativo per altri cinque, salvati da una vicina. Tutti gettati in una busta di nylon in località Cerro Balestro.Adesso Marino Bernardini, 46 anni, abitante a Scarlino scalo e con una proprietà proprio in quella località, ritenuto essere la persona che aveva gettato o fatto gettare la cucciolata nel cassonetto è stato processato: 1 mese e 20 giorni la pena patteggiata (tutta convertita in una multa da 1.900 euro) tra il pm Stefano Pizza e il difensore Raffaella Serravalle di fronte al giudice Marco Mezzaluna. Era il 16 novembre 2006.Marlena se la ricorda bene quella vicenda: ?Fui chiamata dall'ambulatorio veterinario del dottor Diego Pieri di Sassofortino e venni messa in contatto con una donna straniera che aveva trovato quei piccoli in un cassonetto. Mi detti da fare e seppi da quale cagna potevano essere stati partoriti. Non c'era altro modo per avere la certezza se non quello di fare il dna. Ma sapesse quanto c'è voluto per avere l'autorizzazione! Io avevo detto alla magistratura che quell'esame l'avrei fatto fare anche a spese mie, avevo anche trovato un laboratorio specializzato. Non ho saputo niente per mesi, nonostante tutte le mie insistenze?. Finalmente, nel 2008, i carabinieri eseguirono il prelievo insieme al personale veterinario della Asl. ?Lo lessi sul giornale, perch頮on ero stata avvertita - prosegue Marlena - Avrei voluto esserci. L'esame ha poi dato esito positivo, a quanto ho saputo. Comunque una volta avviato il procedimento avevo chiesto di costituirmi parte civile. Non sapevo che ci fosse stato il processo, non sono stata avvertita. Non sapevo che l'imputato ha versato 1.000 euro a titolo di donazione all'Enpa: ma non avrei accettato da lui n頱.000 n頱00mila euro?.Cinque dei nove cuccioli furono sistemati presso famiglie. Da una di loro, affidata a una famiglia di Cupi, fu prelevato il dna poi comparato con quello della presunta madre: ?Io sostengo che il padrone di un esemplare dovrebbe depositare il dna dell'animale, da inserire in una banca dati. In caso di abbandono sarebbe semplice risalire al proprietario?. E poi: ?Mi ricordo che in molti avevano preso tempo quando chiesi il dna per un animale. Feci presente che anche gli animali sono esseri viventi, anche gli animali sono sottoposti a violenze. Che differenza c'è tra l'abbandonare un bambino e un animale? Certo, vedo bene la differenza. Ma è sempre un reato, no??.
L'iscrizione nel registro degli indagati del presunto responsabile della soppressione dei quattro cuccioli e al tentativo per altri cinque, salvati da una vicina. Tutti gettati in una busta di nylon in località Cerro Balestro.Adesso Marino Bernardini, 46 anni, abitante a Scarlino scalo e con una proprietà proprio in quella località, ritenuto essere la persona che aveva gettato o fatto gettare la cucciolata nel cassonetto è stato processato: 1 mese e 20 giorni la pena patteggiata (tutta convertita in una multa da 1.900 euro) tra il pm Stefano Pizza e il difensore Raffaella Serravalle di fronte al giudice Marco Mezzaluna. Era il 16 novembre 2006.Marlena se la ricorda bene quella vicenda: ?Fui chiamata dall'ambulatorio veterinario del dottor Diego Pieri di Sassofortino e venni messa in contatto con una donna straniera che aveva trovato quei piccoli in un cassonetto. Mi detti da fare e seppi da quale cagna potevano essere stati partoriti. Non c'era altro modo per avere la certezza se non quello di fare il dna. Ma sapesse quanto c'è voluto per avere l'autorizzazione! Io avevo detto alla magistratura che quell'esame l'avrei fatto fare anche a spese mie, avevo anche trovato un laboratorio specializzato. Non ho saputo niente per mesi, nonostante tutte le mie insistenze?. Finalmente, nel 2008, i carabinieri eseguirono il prelievo insieme al personale veterinario della Asl. ?Lo lessi sul giornale, perch頮on ero stata avvertita - prosegue Marlena - Avrei voluto esserci. L'esame ha poi dato esito positivo, a quanto ho saputo. Comunque una volta avviato il procedimento avevo chiesto di costituirmi parte civile. Non sapevo che ci fosse stato il processo, non sono stata avvertita. Non sapevo che l'imputato ha versato 1.000 euro a titolo di donazione all'Enpa: ma non avrei accettato da lui n頱.000 n頱00mila euro?.Cinque dei nove cuccioli furono sistemati presso famiglie. Da una di loro, affidata a una famiglia di Cupi, fu prelevato il dna poi comparato con quello della presunta madre: ?Io sostengo che il padrone di un esemplare dovrebbe depositare il dna dell'animale, da inserire in una banca dati. In caso di abbandono sarebbe semplice risalire al proprietario?. E poi: ?Mi ricordo che in molti avevano preso tempo quando chiesi il dna per un animale. Feci presente che anche gli animali sono esseri viventi, anche gli animali sono sottoposti a violenze. Che differenza c'è tra l'abbandonare un bambino e un animale? Certo, vedo bene la differenza. Ma è sempre un reato, no??.
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