TERRA NAUTA             
         
         
         
         
     
1 MARZO 2010
  Bestiario   bellico: l?utilizzo degli animali in operazioni di guerra
  L?impiego   degli animali in operazioni belliche è una pratica che data molto indietro nel   tempo. Da Annibale ad oggi all?uomo non è bastato farsi la guerra da s鬠perch頍   qualcuno sarebbe pur dovuto morire al posto suo. Questa è una panoramica sugli   animali in mimetica.
  Scovare mine antiuomo e   anticarro è prerogativa dei cosiddetti Mine Detection Dog, cani esperti ad   annusare esplosivi
  Da quando Annibale scese con i suoi   elefanti per creare meraviglia e spargere il panico tra le truppe romane o   questi ultimi mandarono maiali coperti di pece e dati alle fiamme contro i   cartaginesi, gli animali hanno sempre avuto un ruolo cruciale nelle strategie   militari. Cani, gatti, scimmie, uccelli, delfini, topi, api, cammelli, otarie,   pipistrelli, galli: un esercito-fattoria arruolato per compiere vere e proprie   missioni di guerra o a ripararne gli errori, nelle migliori delle ipotesi. La   rilevazione delle mine antiuomo e anticarro è il caso più noto dell?impiego di   animali, segnatamente i cani, in operazioni militari, ma il bestiario bellico di   cui gli eserciti si dotano è molto più ampio e pianta radici ben profonde nella   storia militare.Scovare mine antiuomo e anticarro è prerogativa dei cosiddetti   Mine Detection Dog, cani esperti ad annusare esplosivi, ma da anni la frontiera   di questo settore si è spinta oltre, dotandosi di altre due specie: i topi e le   api.Nel 1997, i ricercatori del progetto Apopo, finanziato con i fondi   della cooperazione allo sviluppo belga, hanno scoperto l?infallibile fiuto dei   criceti gambiani, la razza più grossa di topo esistente che arriva fino al kilo   di peso, ed ha pensato di utilizzarli per le delicate attività di sminamento del   territorio africano. Da allora i ricercatori belgi hanno effettuato esperimenti   e training sul campo per mettere alla prova l'abilità dei topi, insegnando loro   ad associare l'odore delle banane e delle noccioline, i loro cibi preferiti, a   quello dell'esplosivo.Gli animali perlustrano le aree sospette e raschiano il   terreno per segnalare la presenza di ordigni. Ogni volta che individuano una   mina, vengono ricompensati dall'addestratore con cibo e carezze. Nel 2004 hanno   superato i primi test sul campo: in Mozambico, lungo una ferrovia minata nel   corso della guerra civile, ognuno dei tre piccoli componenti della   squadra-pilota ha scovato venti mine. A seguito della buona riuscita   dell?esperimento le autorità mozambicane hanno ingaggiato le bestiole dell'Apopo   per effettuare delle operazioni di bonifica su larga scala.
  L?utilizzo dei topi ha   dei vantaggi per via dell?olfatto molto sensibile e del peso degli animali.   Sono, infatti, molto leggeri e riescono a calpestare il terreno minato senza   innescare esplosioni
  Anche l?esercito colombiano ha   arruolato topi anti-mine: nel 2007 il Ministero della Difesa ha investito   nell?operazione circa 52.000 dollari. L?utilizzo dei topi ha dei vantaggi per   via dell?olfatto molto sensibile e del peso degli animali. Sono, infatti, molto   leggeri e riescono a calpestare il terreno minato senza innescare esplosioni,   riducendo il rischio di saltare in aria, come può invece capitare ai cani, che   sono più pesanti. Una volta scoperto l'esplosivo, i topi si mettono in posizione   eretta sulle zampette posteriori oppure piantano il muso sul terreno,   permettendo l'intervento delle squadre di disattivazione. La possibilità di   utilizzare le api per la rilevazione delle mine è stata, invece, scoperta nel   2004. Quell?anno Jerry Bromenshenk, dell'Università del Montana, ha scoperto di   poter addestrare questi insetti utilizzando gli stessi principi dell' ammaestramento di cani e topi anti-mine. Le api, indotte ad   associare l?odore dell?esplosivo al polline, sciamano nelle aree in cui   percepiscono la presenza di TnT, il trinitrotoluene presente negli ordigni,   avendo dalla loro parte, come per i topi, il fattore leggerezza, che impedirebbe   di innescare il meccanismo di detonazione. Seguendo i loro spostamenti è quindi   possibile tracciare una mappa delle zone contaminate.Allo stesso risultato, nel   2007, è approdato un gruppo di ricerca guidato dal Professor Nikola Kezic   dell?Università di Zagabria, in Croazia, dove la guerra dei Balcani tra il 1991   e il 1995, ha lasciato in eredità un Paese disseminato di mine.Questo per quanto   riguarda le mine terrestri, perch頰er quelle gettate in mare la questione è   diversa e la storia prende tutta un?altra piega. Una piega che parte da molto   lontano perch頱uando si parla di operazioni in mare non si fa riferimento solo   all?intercettazione di ordigni, ma a vere e proprie operazioni di guerra.La   Marina militare Usa, ad esempio, già da tempo ha arruolato delfini ed otarie. I   primi sono stati utilizzati già a partire dalla prima guerra del Golfo, nel   1991, mentre le otarie sono state utilizzate per la prima volta durante le   operazioni della guerra in Iraq.
  Ai delfini, durante la   prima guerra del Golfo, i militari montarono sul muso di questi cetacei ordigni   esplosivi, mandandoli a schiantarsi contro il nemico
  Ai delfini, però, non è andata bene   come potrebbe andare bene ai topi gambiani o alle api: durante la prima guerra   del Golfo, infatti, i militari montarono sul muso di questi cetacei ordigni   esplosivi, mandandoli a schiantarsi contro il nemico. La pratica trovò la forte   opposizione delle associazioni animaliste che insorsero contro la Us Navy,   costringendola a fare un passo indietro. Non era la prima volta, in verità, che   gli Stati Uniti ricorressero ai war-dolph, come vengono chiamati i   delfini kamikaze, perch頩l loro utilizzo era già noto durante la guerra del   Vietnam. In quegli anni, in cui dominava la contrapposizione USA-URSS,   esistevano veri e propri programmi top secret per l?addestramento di animali per   operazioni militari ad alto rischio.Anche l'Unione Sovietica, infatti, durante   la Guerra fredda ha dotato le Forze Speciali di una delle divisioni di cetacei   (delfini e beluga bianchi) più famosa e disponeva di ben cinque centri di   ricerca il più importante dei quali, creato nel 1966, era presso la base di   Bukhta Kazachya, vicino Sevastopol. Tra i diversi incarichi, i delfini erano   addestrati per servizi di guardia. Due sezioni di delfini, che operavano su   turni di dodici ore, erano impiegati per controllare l'accesso alle basi più   importanti. 
  Accanto ai delfini, a   svolgere azioni subacquee sono state impiegate anche le otarie. In grado di   raggiungere i 300 metri di profondità e di camminare sul fondale   marino
  Se il delfino scopriva un intruso   era addestrato a premere col muso un pulsante di allarme. I ventisette esemplari   rimasti nella base militare russa, nel 2000 sono stati venduti all'Iran e   trasferiti nel Golfo Persico per sorvegliare le acque dello stretto di Hormuz,   zona strategica nella quale anche gli Usa impiegarono cinque delfini anti-mine   subacquee durante la guerra del Golfo. Questi animali sarebbero capaci di   distinguere il rumore dei sottomarini, di individuare missili dispersi sui   fondali, di attaccare cariche esplosive sulla chiglia delle navi e ingaggiare   combattimenti corpo a corpo con sommozzatori nemici grazie ad arpioni piazzati   sulla schiena.Accanto ai delfini, a svolgere azioni subacquee sono state   impiegate anche le otarie. In grado di raggiungere i 300 metri di profondità e   di camminare sul fondale marino, per quanto non vengano scagliate come missili   umani contro obiettivi nemici, allo stesso modo, secondo la Lav, le otarie   subiscono un trattamento poco consono alle loro esigenze. Ricordiamo il caso dei   leoni marini sbarcati all?isola d?Elba nell?ottobre del 2009, per seguire un   particolare programma di addestramento. I Tg riportavano la notizia come un   evento sensazionale capace di catalizzare l?interesse ed il divertimento di   molti, ma non sottolineò il disappunto delle associazioni animaliste. Secondo   Michela Kuan, biologa della Lav: ?Le otarie subiscono un addestramento   severo, lontano dalle loro esigenze comportamentali e fisiche. Soprattutto, non   sono in grado di capire lo scopo di ciò che fanno n頤i valutarne i rischi che, in   caso di ricerca di esplosivi, sono elevati?.
  Come se non bastassero   gli uomini a fare le guerre, c?è anche bisogno di qualcuno che faccia il lavoro   sporco: i polli a morire asfissiati dai gas venefici, i cani a farsi esplodere   sotto i tank nemici...
  L?incarico è di scovare gli ordigni   ed agganciarli con un apposito uncino per favorirne il recupero, ma nulla   garantisce che questo tipo di attività sia senza rischi per l?animale. Inoltre,   la sua libertà di movimento è fortemente limitata. In mare aperto, infatti, per   impedirne la fuga o la deviazione verso qualcosa che ne attiri l?attenzione,   l?animale viene equipaggiato con un particolare zainetto, contenente un   interruttore a tempo ed una bombola di gas che si attiva dopo un determinato   periodo di tempo facendo gonfiare un palloncino che lo riporterà in   superficie.Come se non bastassero gli uomini a fare le guerre, c?è anche bisogno   di qualcuno che faccia il lavoro sporco: i polli a morire asfissiati dai gas   venefici, i cani a farsi esplodere sotto i tank nemici, i gatti a saltare per   aria in mezzo ai campi minati, i pipistrelli incendiari. Un crudele sfruttamento   in mimetica, un inutile sacrificio in nome dell?economia perch頥sistono già altri   mezzi per l?individuazione delle mine e per rintracciare la presenza di sostanze   chimiche e batteriologiche nell?aria, ma un animale da soffocare e fare   esplodere costa infinitamente meno della tecnologia.   
 
 
 
 
 
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