Forse non verrebbe in mente nemmeno al peggior anti-animalista: vieta re il possesso di più di un cane ad ogni cittadino. Eppure è successo proprio qua, in provincia di Verona. Precisamente a San guinetto, dove c\`era un regolamento di po lizia urbana il cui articolo 45 vietava espres samente di tenere in casa più di un «Fido», un «Dody» o una «Puffy». Una norma che merita una delle palme d\`oro tra le ordinanze a dir poco particolari dei primi cittadini veneti, ma che il tribuna le amministrativo nei giorni scorsi ha spaz zato via in quanto evidentemente contra ria alla normativa nazionale, oltre che al buon senso.
La vicenda risale a oltre dieci anni fa, ma è arrivata a sentenza solo di recente, dopo l'udienza pubblica il 3 dicembre scorso. A proporre il ricorso contro la norma era stata la signora Marzia Vecchini, cittadina di Sanguinetto, a cui il Comune aveva ordi nato nel 1998, con il provvedimento nume ro 103.1999, di tenere un solo cane nella propria abitazione, appoggiandosi proprio all'articolo 45 del regolamento. La donna, che all\`epoca aveva 31 anni, aveva subito proposto ricorso al tribunale amministrativo regionale contro il provve dimento comunale e contro il regolamen to, appoggiandosi all\`avvocato veneziano Maria Caburazzi, a sua volta un\`animalista militante. All\`epoca il caso fece scalpore. Nel comu ne di Sanguinetto arrivarono televisioni e inviati da ogni parte d\`Italia.
«Avevo la casa piena di giornalisti - ri corda la donna - ma dopo tutto questo tem po pensavo che la questione fosse ormai chiusa. Non mi aspettavo certo una senten za». Invece, dopo dieci anni di giacenza nella cancelleria del Tar, il ricorso è arrivato in decisione e l\`esito è stato scontato. «Il richiamato articolo 45 contrasta con la tutela degli animali di affezione di cui al l\`invocata legge 281/1991», scrivono i giu dici della terza sezione riferendosi alla leg ge quadro sugli animali domestici e sulla prevenzione del randagismo. Anche se la sentenza del Tar potrebbe la sciare un po' perplessi i difensori dei cani, visto che critica il fatto che il divieto sia «assolutamente generalizzato e incondizio nato, senza distinguere situazioni oggetti vamente diverse, quali, ad esempio, la ta glia di detti animali o le dimensioni delle abitazioni, la disponibilità di cortili»: co me a dire che invece in alcune situazioni si potrebbero vietare.
«Purtroppo i piccoli Comuni spesso si fanno intimorire dalle proteste di un vici no di casa e creano ordinanze assurde co me questa», commenta l\`avvocato Caburaz zi. «Era una vecchia norma - spiega il sinda co di allora, Renzo Lanza - che risaliva alla seconda guerra mondiale. In tempi diffici li, si voleva evitare che i paesani dovessero sfamare troppi animali domestici. Quando scoppiò il caso convocai subito il consiglio comunale e togliemmo il divieto». Ma prima dell\`intervento del sindaco, un vicino di casa della donna aveva già ri spolverato quel regolamento per costringe re Vecchini a sbarazzarsi delle bestiole. Il motivo? Presto spiegato. Perché saranno anche passati dieci anni, ma su certi dispet ti tra vicini di casa nessuno dimentica. «Era un amante dei gatti - ricorda la don na - e i miei cani li spaventavano. Così chia mò i vigili». Briciola e Billy, i due animali al centro dello «scandalo», sono ancora vivi, «anche se oramai sono vecchietti». E\` comunque soddisfatta, Marzia Vecchini: «Il Tar mi ha dato ragione, i giudici hanno dimostrato buonsenso».
Alberto Zorzi
La vicenda risale a oltre dieci anni fa, ma è arrivata a sentenza solo di recente, dopo l'udienza pubblica il 3 dicembre scorso. A proporre il ricorso contro la norma era stata la signora Marzia Vecchini, cittadina di Sanguinetto, a cui il Comune aveva ordi nato nel 1998, con il provvedimento nume ro 103.1999, di tenere un solo cane nella propria abitazione, appoggiandosi proprio all'articolo 45 del regolamento. La donna, che all\`epoca aveva 31 anni, aveva subito proposto ricorso al tribunale amministrativo regionale contro il provve dimento comunale e contro il regolamen to, appoggiandosi all\`avvocato veneziano Maria Caburazzi, a sua volta un\`animalista militante. All\`epoca il caso fece scalpore. Nel comu ne di Sanguinetto arrivarono televisioni e inviati da ogni parte d\`Italia.
«Avevo la casa piena di giornalisti - ri corda la donna - ma dopo tutto questo tem po pensavo che la questione fosse ormai chiusa. Non mi aspettavo certo una senten za». Invece, dopo dieci anni di giacenza nella cancelleria del Tar, il ricorso è arrivato in decisione e l\`esito è stato scontato. «Il richiamato articolo 45 contrasta con la tutela degli animali di affezione di cui al l\`invocata legge 281/1991», scrivono i giu dici della terza sezione riferendosi alla leg ge quadro sugli animali domestici e sulla prevenzione del randagismo. Anche se la sentenza del Tar potrebbe la sciare un po' perplessi i difensori dei cani, visto che critica il fatto che il divieto sia «assolutamente generalizzato e incondizio nato, senza distinguere situazioni oggetti vamente diverse, quali, ad esempio, la ta glia di detti animali o le dimensioni delle abitazioni, la disponibilità di cortili»: co me a dire che invece in alcune situazioni si potrebbero vietare.
«Purtroppo i piccoli Comuni spesso si fanno intimorire dalle proteste di un vici no di casa e creano ordinanze assurde co me questa», commenta l\`avvocato Caburaz zi. «Era una vecchia norma - spiega il sinda co di allora, Renzo Lanza - che risaliva alla seconda guerra mondiale. In tempi diffici li, si voleva evitare che i paesani dovessero sfamare troppi animali domestici. Quando scoppiò il caso convocai subito il consiglio comunale e togliemmo il divieto». Ma prima dell\`intervento del sindaco, un vicino di casa della donna aveva già ri spolverato quel regolamento per costringe re Vecchini a sbarazzarsi delle bestiole. Il motivo? Presto spiegato. Perché saranno anche passati dieci anni, ma su certi dispet ti tra vicini di casa nessuno dimentica. «Era un amante dei gatti - ricorda la don na - e i miei cani li spaventavano. Così chia mò i vigili». Briciola e Billy, i due animali al centro dello «scandalo», sono ancora vivi, «anche se oramai sono vecchietti». E\` comunque soddisfatta, Marzia Vecchini: «Il Tar mi ha dato ragione, i giudici hanno dimostrato buonsenso».
Alberto Zorzi
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