ARESSO NOTIZIE
26 NOVEMBRE 2009
Macellazione rituale islamica ignorati i diritti di chi non ha voce
E' con forte rammarico che siamo venuti a conoscenza del protocollo d'intesa per la macellazione islamica stipulato dalle Istituzioni locali, peraltro senza che le associazioni animaliste aretine venissero almeno interpellate. Tale rito prevede l'uccisione degli animali, tramite la pratica della iugulazione (sgozzamento) senza nessun preventivo stordimento, quindi causando inopportune sofferenze, il testo del protocollo riporta: "…..per questo, nella consapevolezza che le pratiche religiose possono offrire l'occasione di reciproca intesa e conoscenza ed agevolare il necessario processo di integrazione di questi cittadini, si è concentrata l'attenzione sul particolare fenomeno da parte delle istituzioni, dei soggetti e degli enti interessati che quotidianamente operano affinché le reciproche differenze ed il rispetto delle regole costituiscano il presupposto di una serena e civile convivenza". Premesso che per le nostre Associazioni qualunque forma di macellazione così come attuata oggi colpisce la sensibilità degli animali quali esseri senzienti, va detto come l'accordo recentemente stipulato, ignori palesemente i più elementari principi di civiltà, etica e coscienza ed sia in evidente contrasto con i principi stabiliti in modo forte e unanime dalla dichiarazione universale dei diritti degli animali, sottoscritta nel 1978 a Bruxelles su iniziativa dell'Unesco, la quale recita che: "…Ogni animale ha diritto alla considerazione, alle cure ed alla protezione dell'uomo" (art. 2 co. 3), "Nessun animale dovrà essere sottoposto a maltrattamenti e ad atti crudeli. Se la soppressione di un animale è necessaria, deve essere istantanea, senza dolore, ne angoscia" (art. 3) "Nel caso che l'animale sia allevato per l'alimentazione, deve essere nutrito, alloggiato, trasportato e ucciso senza che per lui ne risulti ansietà o dolore" (art. 9). È vero che il rituale religioso islamico è consentito dalle normative europee ed è stato recepito dal nostro paese, ma è altrettanto vero che la stessa (art. 3 D.lgs n. 333/98) stabilisce senza dubbio che: "…le operazioni di trasferimento, stabulazione, stordimento, macellazione e abbattimento devono essere condotte in modo tale da risparmiare agli animali eccitazioni, dolori e sofferenze evitabili."
Il nostro disappunto, quindi, nasce in considerazione del fatto che una convivenza con certi presupposti non potrà né essere serena né tantomeno civile.
Se da una parte l'unione di etnie e culture diverse che si sta verificando in questi anni in Italia e anche nel nostro territorio è certamente una cosa che arricchisce sotto moltissimi punti di vista, non si può accettare che in nome di una diversità culturale si introducano nel nostro paese delle pratiche tradizionali che provocano la sofferenza degli animali destinati alla macellazione e che si scontrano con la sensibilità comune. I diritti degli animali devono essere considerati a tutti gli effetti come un bagaglio culturale anche del nostro paese e pertanto il diritto alla non sofferenza un confine invalicabile, a maggior ragione in una provincia e una città come Arezzo, che nel proprio regolamento di tutela degli animali riporta al suo interno principi ben chiari:
" Il Comune riconosce alle specie animali il diritto ad un'esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche ed etologiche; La città di Arezzo, comunità portatrice di elevati valori di cultura e civiltà, individua nella tutela degli animali uno strumento finalizzato al rispetto ed alla tolleranza verso tutti gli esseri viventi e in particolare verso le specie più deboli." Invece, ancora una volta i diritti dei più deboli, di coloro che non hanno voce, vengono messi da parte ignorando le gratuite sofferenze che questa pratica causerà. WWF, ENPA, LAV, RIFUGIO CINNI e OIPA, che si rendono disponibili ad un confronto costruttivo, chiedono alle Istituzioni che hanno sottoscritto tale protocollo di rivederlo, introducendovi il diritto alla non sofferenza degli animali. Facciamo altresì appello ai medici veterinari della USL incaricati di verificare il controllo della procedura affinché richiamandosi al loro giuramento professionale, che prevede tra l'altro, la cura e il benessere degli animali, promuovendone il rispetto quali esseri senzienti, facciano obbiezione alla pratica della iugulazione senza stordimento.Tutto ciò è possibile rispettando comunque il rituale religioso, se è vero che in alcuni Stati islamici (ad esempio in Malesia) lo stordimento è permesso, a condizioni ben precise: deve essere temporaneo e non deve provocare danni permanenti; chi lo esegue deve essere musulmano con apposita autorizzazione ministeriale, o deve essere sorvegliato da un musulmano o da una autorità di certificazione Halal (di provenienza lecita); i dispositivi usati per stordire animali non halal non devono essere usati per stordire animali halal.Ci auguriamo tutti che l'integrazione possa avvenire nel modo più rispettoso possibile nei confronti di qualunque essere senziente, sia esso umano o animale e a prescindere da ogni cultura o tradizione.
Il nostro disappunto, quindi, nasce in considerazione del fatto che una convivenza con certi presupposti non potrà né essere serena né tantomeno civile.
Se da una parte l'unione di etnie e culture diverse che si sta verificando in questi anni in Italia e anche nel nostro territorio è certamente una cosa che arricchisce sotto moltissimi punti di vista, non si può accettare che in nome di una diversità culturale si introducano nel nostro paese delle pratiche tradizionali che provocano la sofferenza degli animali destinati alla macellazione e che si scontrano con la sensibilità comune. I diritti degli animali devono essere considerati a tutti gli effetti come un bagaglio culturale anche del nostro paese e pertanto il diritto alla non sofferenza un confine invalicabile, a maggior ragione in una provincia e una città come Arezzo, che nel proprio regolamento di tutela degli animali riporta al suo interno principi ben chiari:
" Il Comune riconosce alle specie animali il diritto ad un'esistenza compatibile con le proprie caratteristiche biologiche ed etologiche; La città di Arezzo, comunità portatrice di elevati valori di cultura e civiltà, individua nella tutela degli animali uno strumento finalizzato al rispetto ed alla tolleranza verso tutti gli esseri viventi e in particolare verso le specie più deboli." Invece, ancora una volta i diritti dei più deboli, di coloro che non hanno voce, vengono messi da parte ignorando le gratuite sofferenze che questa pratica causerà. WWF, ENPA, LAV, RIFUGIO CINNI e OIPA, che si rendono disponibili ad un confronto costruttivo, chiedono alle Istituzioni che hanno sottoscritto tale protocollo di rivederlo, introducendovi il diritto alla non sofferenza degli animali. Facciamo altresì appello ai medici veterinari della USL incaricati di verificare il controllo della procedura affinché richiamandosi al loro giuramento professionale, che prevede tra l'altro, la cura e il benessere degli animali, promuovendone il rispetto quali esseri senzienti, facciano obbiezione alla pratica della iugulazione senza stordimento.Tutto ciò è possibile rispettando comunque il rituale religioso, se è vero che in alcuni Stati islamici (ad esempio in Malesia) lo stordimento è permesso, a condizioni ben precise: deve essere temporaneo e non deve provocare danni permanenti; chi lo esegue deve essere musulmano con apposita autorizzazione ministeriale, o deve essere sorvegliato da un musulmano o da una autorità di certificazione Halal (di provenienza lecita); i dispositivi usati per stordire animali non halal non devono essere usati per stordire animali halal.Ci auguriamo tutti che l'integrazione possa avvenire nel modo più rispettoso possibile nei confronti di qualunque essere senziente, sia esso umano o animale e a prescindere da ogni cultura o tradizione.
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