Sempre in collaborazione con l'associazione per i diritti degli animali Una Cremona Onlus, pubblichiamo il
racconto di uno specializzando veterinario tedesco che prova pentimento per aver assistito a quanto hanno fatto al
cane meticcio di nome Rodney in un laboratorio.
La testimonianza, che dimostra come nei laboratori di ricerca siano usati cani meticci, probabilmente randagi o
vaganti raccolti sulle strade anche italiane, è in lingua originale sul sito tedesco http://www.tiermord.de/Tv.html.
Il testo è tradotto da una volontaria animalista.
Questo resoconto ha contenuti forti, che possono colpire la sensibilità delle persone. Nonostante questo sia un avviso
dovuto, ci sentiamo di pubblicarli perché descrivono quanto realmente accade nei laboratori di ricerca sulla pelle
degli animali vivi, innocenti, senzienti.
"L'abbiamo chiamato Rodney – racconta Peter M. Henricksen relativamente alla sua esperienza nel laboratorio - era un
grande meticcio di pastore tedesco. Un orecchio l'aveva dritto, l'altro lo faceva penzolare quando camminava. Era,
solo esteticamente, nulla di particolare, uno come tanti delle migliaia di cani che sono al mondo. Allora ero nella
specializzazione veterinaria e lui proveniva da un rifugio locale. Nei tre mesi successivi quattro di noi hanno fatto
interventi chirurgici su di lui.. Era sempre felice quando ci vedeva e sbatteva la sua coda contro la grata della sua
piccola gabbia. La vita di Rodney non era granché: una pacca gentile sul sedere ed una breve passeggiata erano i
momenti salienti della sua giornata. Come prima cosa l'abbiamo castrato. Normalmente in 20 minuti lo si faceva ma per
lui c'è voluto mezz'ora, ed a causa di un'eccessiva dose di narcotico, si è risvegliato solo dopo 36 ore. Due
settimane dopo, per scopi di ricerca, l'abbiamo operato all'intestino, l'abbiamo aperto e richiuso. Ma non bene,
perché il giorno dopo la cucitura si era aperta e lui sedeva sul suo intestino tenue. In tutta fretta l'abbiamo
ricucito. Ed è sopravvissuto. Ma c'è volute una settimana affinché potesse rincamminare. Ma comunque lui ci
scodinzolava con la sua coda e ci salutava così contento, come le sue forze glielo permettevano".
"La settimana dopo, di nuovo narcotizzato, gli abbiamo rotto una gamba e gliel'abbiamo riparata con una matita di
metallo. Dopo questo intervento sembrava che Rodney avesse dolori in continuazione. La sua temperatura è aumentata e
non era più lo stesso. Nonostante gli antibiotici, non si è ripreso. Non poteva più camminare e quando lo andavamo a
trovare, scodinzolava pochissimo. La sua gamba era rimasta tesa e gonfia. Un pomeriggio l'abbiamo poi soppresso. Con
la vita che uscì dal suo corpo, la mia posizione sulla ricerca con animali cominciò a cambiare.
Ora sono dell'opinione che ci sono riflessioni morali ed etiche che superano una possibile utilità. Solo per il fatto
che, per caso, siamo la specie più potente sulla terra, abbiamo sì il potere, ma non il diritto, di maltrattare i
cosiddetti 'animali inferiori. Lo scopo non santifica i mezzi".
racconto di uno specializzando veterinario tedesco che prova pentimento per aver assistito a quanto hanno fatto al
cane meticcio di nome Rodney in un laboratorio.
La testimonianza, che dimostra come nei laboratori di ricerca siano usati cani meticci, probabilmente randagi o
vaganti raccolti sulle strade anche italiane, è in lingua originale sul sito tedesco http://www.tiermord.de/Tv.html.
Il testo è tradotto da una volontaria animalista.
Questo resoconto ha contenuti forti, che possono colpire la sensibilità delle persone. Nonostante questo sia un avviso
dovuto, ci sentiamo di pubblicarli perché descrivono quanto realmente accade nei laboratori di ricerca sulla pelle
degli animali vivi, innocenti, senzienti.
"L'abbiamo chiamato Rodney – racconta Peter M. Henricksen relativamente alla sua esperienza nel laboratorio - era un
grande meticcio di pastore tedesco. Un orecchio l'aveva dritto, l'altro lo faceva penzolare quando camminava. Era,
solo esteticamente, nulla di particolare, uno come tanti delle migliaia di cani che sono al mondo. Allora ero nella
specializzazione veterinaria e lui proveniva da un rifugio locale. Nei tre mesi successivi quattro di noi hanno fatto
interventi chirurgici su di lui.. Era sempre felice quando ci vedeva e sbatteva la sua coda contro la grata della sua
piccola gabbia. La vita di Rodney non era granché: una pacca gentile sul sedere ed una breve passeggiata erano i
momenti salienti della sua giornata. Come prima cosa l'abbiamo castrato. Normalmente in 20 minuti lo si faceva ma per
lui c'è voluto mezz'ora, ed a causa di un'eccessiva dose di narcotico, si è risvegliato solo dopo 36 ore. Due
settimane dopo, per scopi di ricerca, l'abbiamo operato all'intestino, l'abbiamo aperto e richiuso. Ma non bene,
perché il giorno dopo la cucitura si era aperta e lui sedeva sul suo intestino tenue. In tutta fretta l'abbiamo
ricucito. Ed è sopravvissuto. Ma c'è volute una settimana affinché potesse rincamminare. Ma comunque lui ci
scodinzolava con la sua coda e ci salutava così contento, come le sue forze glielo permettevano".
"La settimana dopo, di nuovo narcotizzato, gli abbiamo rotto una gamba e gliel'abbiamo riparata con una matita di
metallo. Dopo questo intervento sembrava che Rodney avesse dolori in continuazione. La sua temperatura è aumentata e
non era più lo stesso. Nonostante gli antibiotici, non si è ripreso. Non poteva più camminare e quando lo andavamo a
trovare, scodinzolava pochissimo. La sua gamba era rimasta tesa e gonfia. Un pomeriggio l'abbiamo poi soppresso. Con
la vita che uscì dal suo corpo, la mia posizione sulla ricerca con animali cominciò a cambiare.
Ora sono dell'opinione che ci sono riflessioni morali ed etiche che superano una possibile utilità. Solo per il fatto
che, per caso, siamo la specie più potente sulla terra, abbiamo sì il potere, ma non il diritto, di maltrattare i
cosiddetti 'animali inferiori. Lo scopo non santifica i mezzi".
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