Sequestrati uccelli vivi e morti destinati al mercato clandestino: la struttura del Giogo del Maniva doveva solo inanellare e liberare.
La scorsa settimana i colleghi del Nucleo operativo antibracconaggio avevano messo i sigilli su un roccolo autorizzato dalla Provincia in funzione a Vezza d'Oglio; nelle ultime ore, invece, gli agenti del «Nipaf», il Nucleo investigativo di polizia ambientale e forestale, costituito sempre da uomini del corpo forestale dello Stato, sono dovuti intervenire, con un altro sequestro, per un episodio ancora più grave. Nel mirino sono finiti i gestori (sempre autorizzati dalla Provincia) di un impianto di cattura e inanellamento scientifico a cavallo tra Valsabbia e Valtrompia.
LA STRUTTURA, installata al Giogo del Maniva, nel territorio di Bagolino, aveva l'esclusivo scopo di catturare con le reti gli uccelli di passo per catalogarli, sottoporli a misure biometriche e inanellarli per liberarli subito dopo. Invece, gli investigatori del Nipaf hanno scoperto che sarebbe servito anche ad alimentare un fiorente traffico di uccelli vivi e morti; protetti e non. L'impianto era stato installato in un'area di grande rilevanza per il passo dell'avifauna, nella quale in tempi recentissimi la Provincia (dopo una serie di diffide e ricorsi al Tar da parte delle associazioni ambientaliste) aveva instituito il divieto di caccia alla selvaggina migratoria.
Ma veniamo all'operazione, che si è conclusa dopo un lungo appostamento e che ha portato alla chiusura e al sequestro dell'impianto e alla denuncia di E.B., un pezzazese, e di G.B., residente al Villaggio Prealpino di Brescia, per uccellagione e maltrattamento degli animali. Ora il magistrato dovrà valutare se estendere le accuse anche al peculato e al furto ai danni del patrimonio indisponibile dello Stato.
Gli agenti sono intervenuti a colpo sicuro dopo aver osservato i movimenti del gestore della struttura e del suo collaboratore: attivi per tutta la mattinata, avevano lasciato l'area a mezzogiorno per ripresentarsi alle 15. A quel punto è scattato il controllo. Che ha portato alla scoperta di una trentina di esemplari vivi tra fringuelli, tordi sasselli, frosoni e peppole appena catturati, non inanellati e chiusi in sacchetti di tela pronti per essere venduti. Poi si è passati alle automobili: sulla Chevrolet di E.B. erano occultati 75 uccelli morti (cinciallegre, frosoni e pettirossi), mentre sulla Punto di G.B. erano nascosti altri volatili vivi: 21 frosoni, 13 peppole, 7 tordi sasselli, 4 fringuelli, un tordo bottaccio e una beccaccia morta.
INEVITABILE a quel punto la richiesta di perquisizione domiciliare autorizzata dal pm di turno, Alessandra Marucchi. E anche quest'ultima operazione ha avuto un esito positivo. Nel congelatore del pezzazese, conservati con cura in cinque contenitori di vetro con etichette di datatura, c'erano tra gli altri esemplari 16 balie nere, 14 prispoloni e 29 pispole, mentre in quello del bresciano gli agenti del Nipaf hanno trovato 33 pettirossi, 20 fringuelli, 6 peppole, 4 tordi bottacci, 7 regoli, 1 scricciolo, un codirosso e persino un martin pescatore.
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