Mattia e i cani addestrati |
A Cercello, nel beneventano, si sono consumati due drammi: uno riguarda la fine di Mattia Maddalena. Un bambino descritto da tutti come fiducioso nella vita, allegro e pieno di speranze per l'avvenire.
L'altro dramma è quello della strage di animali seguita al tristissimo episodio.
Se una considerazione tristissima può essere fatta, riguarda la inadempienza delle autorità locali rispetto all'applicazione delle leggi per il controllo del randagismo.
Il fenomeno infatti non si elimina attraverso le "spedizioni" attualmente in corso sul territorio del beneventano, ma con il controllo delle presenze animali, usando le risorse che da anni la legge pone a disposizione delle istituzioni.
L'ispezione disposta dal ministero della Salute per accertare comportamenti ed eventuali inadempienze potrà contribuire a far luce sulle cause che hanno determinato quanto è accaduto. Certo non restituirà Mattia ai suoi genitori, alla sua famiglia, al maremmano di casa che lo ha vegliato dopo la tragedia.
Come spesso accade, certa stampa - per fortuna non tutta - ha dato fondo al repertorio a tinte fortissime descrivendo situazioni poi smentite dai risultati autoptici sul corpo di Mattia.
Anche a questi toni esasperati si deve l'apertura di vere e proprie battute e spedizioni punitive contro animali colpevoli solo di essere stati abbandonati da padroni infami.
Dalle indagini in corso emerge un altro dato inquietante che, se confermato, potrebbe spiegare le cause della tragedia.
Nel beneventano, infatti, sono state segnalate situazioni di combattimenti clandestini di cani con conseguente addestramento di povere bestie incolpevoli, all'attacco per difendere la propria vita. Se ad assalire Mattia fosse stato, come le prime risultanze lasciano immaginare, un cane sfuggito al circuito dei combattimenti, ancora una volta la responsabilità sarebbe da attribuire a delinquenti umani. I cani diventano pericolosi solo se l'uomo li vuole rendere tali.
Questo convincimento è confermato da tutti coloro che si avvicinano al problema senza pregiudiziali ideologiche; veterinari e medici comportamentisti confermano quanto la natura etologica del cane possa essere modificata solo dalla volontà crudele di alcuni inqualificabili esseri umani.
Dopo anni di battaglie faticose che hanno visto schieramenti bipartisan a sostegno dei diritti degli animali, assistiamo oggi ad una sorta di involuzione controriformistica per cui si tende a scaricare su di essi frustazioni, nevrosi, pregiudizi.
Vale la pena di spendere due parole sulla questione Trenitalia che, con mano infelicissima, aveva disposto, per poi sospendere - e, ci auguriamo non riproporre mai più - una modifica del proprio regolamento, imputando agli animali la presenza nei treni di pulci, zecche e cimici. Solo qualche dato: secondo la stessa Trenitalia, sui treni è stata rilevata una presenza solo sporadica di cimici, peraltro non riconducibili all'animale come veicolo. Oltretutto, la presenza di animali nel loro complesso, sempre secondo dati forniti da Trenitalia, ammonta a sole 5,17 unità al giorno su 9mila treni circolanti.
Gli animali in questione non sono sempre cani. In questo dato irrilevante sono compresi infatti anche gatti, conigli nani, tartarughe e persino pesci rossi. Mi chiedo come sia possibile che Trenitalia abbia aperto un contenzioso e speso la propria immagine su un problema inesistente nella sostanza e nella dimensione. L'obiettivo che le associazioni continuano a perseguire, trovando per fortuna nel Parlamento una risposta serena e molto diversa da posizioni preconcette e fobiche, è quello di rendere migliore, per quanto possibile, l'esistenza degli animali e delle persone che li accudiscono e li amano.
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