IL SECOLO XIX
12 GENNAIO 2009
Abbandonano il cane vicino al cassonetto della spazzatura perchè troppo vecchio
Storie d'ordinara ingiustizia
La Spezia - Un cane anziano, di una decina d'anni almeno, è stato abbandonato accanto ad un cassonetto. Aveva ancora addosso la mantellina di casa. E' stato notato, e affidato all'ufficio tutela animali, per il passaggio, inevitabile, al canile. «Sono molti i casi di cani anziani restituiti dai proprietari, o abbandonati - conferma Antonietta Zarrelli, dirigente dell'ufficio tutela - si tratta di situazioni di grave sofferenza. I cani anziani non sono più adottati, e muoiono in canile. E' tanto difficile per loro adattarsi al distacco, dopo una vita vissuta in casa, con una famiglia». Al canile, i cani anziani non si muovono quasi più. Li riconosci, perché indossano cappottini e mantelle scozzesi. Le orecchie basse, gli occhi appannati, si lasciano spostare ed accarezzare, con la tolleranza di chi ha vissuto tanto. Sono i vecchietti: cani e gatti ormai vecchi, che non fanno più bella figura in salotto, lamentano acciacchi, non saltano più al comando, e vanno curati. Non c'è tempo per dare loro gocce negli occhi, o tisane che leniscano i crampi. Non c'è voglia di cambiarli, e lavarli, e stare dietro alle fatiche delle zampe diventate molli. Vengono impacchettati, e portati al cancello. I più, non compilano nemmeno il modulo con la rinuncia. Lasciano il pacco, e se ne vanno. I vecchietti ci restano dentro. Non hanno la forza per saltare fuori, e comunque sanno già benissimo che non potrebbero tornare mai a casa sulle proprie zampe. Perché, poi? Per essere rispediti indietro? Sono malati, spesso. Hanno malattie che li tormenteranno ancora qualche mese, o poco più. Spesso, però, non hanno niente che non va: se non l'età, che avanza, inarrestabile, e fa venire meno la lucentezza del pelo, e la vivacità. Il vecchietto viene gettato via, e sostituito con un cucciolo. E non c'è nessun senso di colpa. Troppo forte è la tentazione di lavarsene le mani, di non porsi nemmeno il problema morale dell'abbandono: «Qualcuno ci penserà». Così i vecchietti punteggiano di mantelle a scacchi il piazzale del canile. Vengono esposti al sole, quando batte meno: e ritirati con la pioggia. Nessuno li prenderà più: rimarranno lì, finché il sonno eterno se li porterà con sé, in un'altra dimensione. Chissà se sentono ancora, nella mente, l'eco delle parole dolci e dei sorrisi, il dolore lacerante della separazione, il freddo nelle ossa, di quella vita all'aperto tanto diversa dalla poltrona di una casa. Con quel che resta del loro sguardo sul mondo, sembrano sorridere ai volontari, che pietosamente li coprono quando fa più freddo, e mostrano un sorriso, e qualche parola di incoraggiamento. Chissà cosa provano dentro, gettati via dopo dieci, dodici anni in una famiglia, che credevano fosse la loro per sempre. Chissà se sanno di essere stati rimpiazzati da qualcuno più giovane. Ciondolando sulle zampe molli, accennano qualche passo stanco, e poi si siedono: a volte si sdraiano, accasciati su un fianco, il naso scuro rivolto al cielo, le orecchie che si arrotolano pelose ai fianchi della testa. Stanno lì, immobili. E gli altri cani e gatti, con rispetto, si avvicinano piano, senza disturbarli. A volte, scambiano un cenno d'affetto. Nessuno piange per loro, quando il furgoncino sanitario passa a ritirarne i resti, composto in un sacco, perché spariscano nell'inceneritore. Nessuno li chiama ancora una volta, lanciando una carezza sulla carcassa fredda, trovata stecchita una mattina presto, quando comincia il giro di pulizia, estenuante, delle gabbie tutte in fila. Erano vecchi, usati, svuotati. Non meritavano il rispetto dei loro umani. Ma non è molto diverso poi, da quanto avviene spesso ai vecchi "umani", quando a loro volta non producono e non piacciono più, e iniziano a pesare. E non li salva più, il potere di avere solo due "zampe", e non quattro.
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