Il mistero del canile di Tuoro
27/12/2008
Guarda guarda, ma non sono le solite fantasticherie di pochi fanatici che ripetono le stesse cose da anni, senza essere creduti?
No. È un servizio serio, realizzato per il telegiornale di Umbria TV da giornalisti giovani e coraggiosi, che non temono di andare - per ora… - controcorrente.
Parla di una verità drammaticamente sconvolgente, che si perpetua da decenni ma è sempre più attuale. Un'attività che non ha mai avuto soste né confini, producendo continui afflussi di denaro nelle casse di trafficanti tedeschi, austriaci, svizzeri e, non dimentichiamolo, italiani.
E prende ad esempio, rappresentativo di moltissimi altri, il caso del canile di Tuoro sul Trasimeno, la cui proprietaria vanta una lunga carriera di gestione di canili con relativi smistamenti di animali: dalla Toscana all'Umbria alla lontana e ghiotta Romania, dove fino a qualche anno fa, insieme con un'ex-socia tedesca, ha gestito il ricco patrimonio di offerte rastrellate in Germania per un canile di soltanto 3000 (tremila) cani… Peccato che abbiano litigato per un'inezia: lo storno di 1.666.000 marchi (857.000 euro) di offerte (ma davvero i tedeschi sono così generosi?!). Somma destinata, pare, a costruire a Tuoro un canile da fare invidia alla reggia di Versailles, ma che si sarebbe invece trasformata in un agriturismo… almeno così dice il Pubblico Ministero nel processo nel quale attualmente la signora è imputata (La Nazione, 13.12.2008).
Ma che strano, poi, a pensarci: il canile è in chiusura e sul sito di una delle organizzazioni tedesche che, insieme con i loro amici locali, ramazzano animali dai rifugi e dai privati del Perugino e dell'Aretino figura ostinatamente un appello alla generosità tedesca per la costruzione di un depuratore… E intanto, invece di diminuire, i cani aumentano, e altri spariscono, e persone ignare si ritrovano ad essere intestatarie di animali ovviamente non più rintracciabili (sempre secondo le malelingue, peccato che le malelingue siano in divisa: Il Giornale dell'Umbria, 11.12.2008). Nel frattempo i giornaletti delle caritatevoli organizzazioni, che hanno come slogan "l'amore per gli animali non conosce frontiere", esibiscono foto di cani del canile di Tuoro, vecchi, feriti, malati, malnutriti: in una parola, maltrattati (da chi, è facile capirlo... ma non viene fuori, et pour cause). Tanto da portarli via di corsa nella civile Germania. E presentano ai compatrioti i conti degli aiuti in mangime, in collari antiparassitari, in medicine da banco che non si usano più neanche alla ASL di Roccacannuccia, ma che a quanto pare costano quanto farmaci salvavita.
Il tutto con un lavoro minuzioso che ha lo scopo di far passare l'idea che l'Italia è un Paese che tortura gli animali, che dà loro da mangiare avanzi di ristorante completi di cicche e tovaglioli di carta, che – sentite l'ultima – seppellisce vivi i cuccioli a pochi metri dalla madre legata a catena perché questa, sentendoli morire, perda il latte e non se ne parli più. Purtroppo è passata di moda l'altra storiella, più gustosa e meno macabra, sui cani sverminati col latte di capra (bella idea, ma costa più del Drontal).
Casalinga di Solingen, che tra un Apfelstrudel e un lavoretto di ricamo spreme una lacrimuccia e mette mano al borsellino, meine Frau, si svegli!
E parliamo chiaro anche agli italiani: non ci sentiamo più di scusare la facile ingenuità di molti che ancora credono che ci sia in Germania un numero infinito di famiglie pronte ad accogliere cani sui loro sofà. Per dirla tutta, ogni volta che ci imbattiamo in questo insulto all'intelligenza ci torna in mente Pinocchio in viaggio verso il Paese dei Balocchi. Lo capivamo da bambini. Ci vuol tanto a capirlo da grandi?
È solo un volgare traffico, un traffico lucroso che dura da decenni, milioni e milioni di animali che hanno varcato il confine: ad oggi in Germania ci dovrebbero essere numericamente più cani che abitanti!
Un traffico che rende soldi, molti soldi: cosa c'è di meglio di una merce a costo zero all'origine? Sì, molti soldi… troppi perché non si faccia di tutto per nascondere la verità.
Ma la verità prima o poi viene alla luce. Pensando a quel giorno, chi ha ancora un po' di coscienza si fermi un attimo a esaminarla.
Chi si ostina a credere ancora negli affidi facili, forse lo fa solo perché gli fa comodo non vedere.
Chi si indigna vedendo un cane in gabbia in un canile, forse non vuole chiedersi quanto quel cane potrebbe rimpiangere quella gabbia.
E' ora di dire basta. Ricominciamo da Tuoro.
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