venerdì 11 giugno 2010

prov. di Imperia, ignoti sgozzano l'agnellino mascotte della fattoria

 
RIVIERA 24
7 GIUGNO 2010
 
Macabra scoperta
Ignoti hanno sgozzato l'agnellino mascotte della fattoria di San Romolo
 
 
Sanremo (IM) - "Lungo la strada che porta a Bignone ho visto la testa di un agnello, vicino c�erano le interiora e le altre parti del corpo non commestibili. Dalla fattoria mancava proprio l�agnello nato circa 4 mesi fa" racconta il custode Federigi Ignoti hanno sgozzato l'agnellino mascotte della fattoria di San Romolo. La macabra scoperta è stata effettuata dal custode del parco naturale di San Romolo e Monte Bignone, Giuseppe Federigi. "Ieri mattina tutti gli animali erano all�esterno della recinzione - racconta Federigi - Ho trovato un punto della recinzione in cui la rete era stata tagliata, probabilmente con un tronchese. Poi lungo la strada che porta a Bignone ho visto la testa di un agnello, vicino c�erano le interiora e le altre parti del corpo non commestibili. Dalla fattoria mancava proprio l�agnello nato circa 4 mesi fa, ucciso e macellato in mezzo agli alberi". Oggi l�episodio verrà denunciato alla magistratura.

IL SECOLO XIX

7 GIUGNO 2010

 

Sgozzato l'agnellino-mascotte

Orribile atto vandalico sulle alture di Sanremo
Era l'ultimo nato della fattoria didattica. Tagliata la testa, lo hanno macellato sul posto

 

Paolo Psaia

 

Sanremo (IM). Lo hanno attaccato ad un albero e lo hanno sgozzato, per poi tagliarne la testa e levarne le interiora. Una vera macellazione, di cui è stato vittima, la scorsa notte, un agnellino della fattoria didattica di San Romolo.
La macabra scoperta è stata effettuata alle 9 di ieri dal custode del parco naturale di San Romolo e Monte Bignone, Giuseppe Federigi. Il parco è gestito dal Comune, Federigi si occupa sia della fattoria che del maneggio. � lui stesso a raccontare l'accaduto.
�Alle 7 mi sono recato alla fattoria per dare da mangiare agli animali e verificare che tutto fosse a posto. Ho sentito subito che c'era qualcosa che non andava, fino a quando mi sono accorto che tutti gli animali erano all'esterno della recinzione. Li ho radunati e fatti rientrare, sulle prime non mi sembrava che mancasse qualche capo. Poi ho cercato di capire come avessero fatto ad uscire, e ho trovato un punto della recinzione in cui la rete era stata tagliata, probabilmente con un tronchese. � stato ricavato uno spazio sufficiente a fare passare una persona�.
Fino a quel momento, Federigi non poteva immaginare quello che era realmente successo. �Alle 9 - prosegue il custode del Parco - mi sono recato nel bosco assieme ad un cliente. In un tratto che si trova lungo la strada che porta a Bignone abbiamo visto la testa di un agnello, vicino c'erano le interiora e le altre parti del corpo che non sono commestibili: ho capito subito che era stato macellato. Credo che lo abbiano legato ad un albero, il tronco era imbevuto di sangue. Una scena davvero terribile, come si può fare una cosa del genere ad un agnellino, in mezzo al bosco?�.
Federigi, dopo la scoperta, ha capito che l'animale avrebbe potuto provenire dalla fattoria di San Romolo. �Ci sono subito tornato, e ho contato gli animali. Mancava proprio l'agnello nato circa 4 mesi fa, è quello che hanno ucciso e macellato in mezzo agli alberi�. Avuta la certezza che qualcuno si era introdotto nella fattoria e aveva portato via l'ovino, per poi ammazzarlo e lasciarne i resti nel bosco, Giuseppe Federigi ha chiamato un agente della polizia provinciale che vive a San Romolo, Giovanni Calvi, che ha effettuato un sopralluogo dell'area del ritrovamento e redatto un primo verbale. Oggi l'episodio verrà denunciato alla magistratura, mentre, sempre ieri - è stato informato dell'accaduto anche Claudio Littardi, responsabile del settore giardini di Palazzo Bellevue, sotto la cui competenza ricade il Parco naturale di San Romolo e Monte Bignone�. Come Federigi, anche Littardi è rimasto scosso dalla "macellazione" dell'agnellino. �Non avrei mai potuto pensare che qualcuno avrebbe potuto compiere un gesto simile, è terribile�. Rimane da capire se chi ha rapito e ucciso l'animale, portandone via la carne, dopo averlo macellato, lo abbia fatto allo scopo di mangiarsela. Ma anche in questo caso si tratterebbe comunque di un'azione incomprensibile e ingiustificabile.


RIVIERA 24

7 GIUGNO 2010

 

Una lettrice interviene in merito all'uccisione dell'agnellino della Fattoria di San Romolo

Sanremo - "La cosiddetta microcriminalità è un segnale allarmante da non sottovalutare"

 

La notizia dell'uccisione dell'agnellino della Fattoria di San Romolo da parte dei "soliti ignoti" ai quali, se non si è ancora potuto riconoscere una precisa identità, è lecito e doveroso attribuire quella di individui spregevoli e pericolosi, non fa che confermare quanto siano degradati i valori etici e morali di personaggi che da troppo tempo, ormai, infestano le nostre contrade.
Sgomentano le notizie che quotidianamente sono riportate in cronaca dai mezzi di informazione perchè, tra brutali omicidi, infanticidi, massacri in Paesi che vivono guerre più o meno dichiarate, furti, rapine, estorsioni, racket e quant'altro, vengono riportati di quando in quando, e ultimamente sempre più spesso, i resoconti di episodi che sconcertano e giustificatamente elevano la sensazione di allarme sociale e la percezione di insicurezza anche in situazioni di assoluta normalità.
Tra queste rientrano episodi di gratuita brutalità verso persone indifese, maltrattamenti o peggio (come nel caso dell'agnellino) di animali e vandalismo sui beni pubblici ( es. distruzione del "Funtanin" di Corso Trento e Trieste; sradicamento piante e fiori dalla aiuole ecc.) e privati: violazioni e danneggiamenti di proprietà e quant'altro dimostrano quanto sia effettivamente motivata la sensazione di insicurezza che rende le nostre strade, il nostro lavoro e la vita di tutti noi, una sorta di percorso ad ostacoli nel quale siamo chiamati ogni giorno a cimentarci, che lo vogliamo o no.
L'odioso episodio di San Romolo dà la misura del degrado morale e civile di gente che con arroganza e prepotenza contrappone la propria illegalità e la propria brutalità alle regole della civile convivenza.
Rubare piantine, uccidere piccoli animali, razziare coltivazioni, svuotare i capanni degli attrezzi, saccheggiare i cantieri e tutte le attività delinquenziali la cui portata, sovrastata dall'impegno al contrasto di tutta una serie di crimini più pesanti, rischia forzatamente di passare in secondo piano, deve al contrario far riflettere sul fatto che chi ruba i vasi dai davanzali o uccide piccoli animali non è meno delinquente e soprattutto non meno pericoloso di coloro che commettono reati più gravi.
La corruzione e l'abbruttimento di un individuo non si misurano con il codice penale, si giudicano e si puniscono in base alle leggi che in esso sono contemplate, ma questo non basta a rasserenare e a rassicurare coloro che vedono in questi episodi, che si ripetono con allarmante frequenza, il segno di un degrado morale che ha caratteristiche ben più inqietanti e radici più profonde di quanto potrebbe apparire ad una superficiale valutazione.

Teresa Barazzetti, una lettrice di Manuela Consonni

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