IL GIORNALE
25 NOVEMBRE 2009
«Anche i crostacei soffrono». Serviva un giudice per capirlo
OSCAR GRAZIOLI
Astici e aragoste, scampi e mazzancolle, granchi e gamberetti, principi e regine di sontuose grigliate, di volgari spaghetti allo scoglio o di nobili spuntini in camere dorate d'alberghi a ore, oggi vi rendiamo la giustizia e la dignità di cui, pochi giorni orsono, un giudice incauto vi aveva privato. Due anni fa in un ristorante di Milano i NAS trovarono alcuni astici vivi adagiati direttamente a contatto con il ghiaccio. I due titolari del ristorante vengono denunciati per maltrattamento di animali, giudice Monica Maria Amicone (non certo degli degli astici), l'8 ottobre scorso, li assolve, sostenendo che non si può parlare di crudeltà da parte dei due imputati, perché non è dimostrabile l'insopportazione al dolore degli astici, «trattandosi di animali non dotati di sistema nervoso centrale». Per fortuna la sentenza è rivista, pochi giorni fa, quando il pubblico ministero Giulio Benedetti, si legge nel capo di imputazione, eccepisce che mettendo gli astici sul ghiaccio per essere cucinati i due ristoratori «cagionavano loro sevizie e li sottoponevano a comportamenti e fatiche insopportabili per le loro caratteristiche etologiche fino a causarne la morte».Ma insomma astici e aragoste provano dolore o no? I fischi e i sibili emessi dall'aragosta gettata viva nell'acqua bollente sono effettivamente una risposta dolorifica o piuttosto si tratta di una reazione rumorosa delle chele da noi interpretata in modo così orripilante? Per quanto i norvegesi, fra i primi a studiare i meccanismi dolorifici nei crostacei, abbiano concluso anni fa che è assai improbabile la sofferenza di astici e aragoste, più recentemente gli scozzesi, con le loro ricerche sui recettori della morfina, hanno affermato che ci sono ormai sufficienti lavori scientifici a dimostrazione della capacità dei crostacei di provare dolore. Per quanto privi di una vera corteccia cerebrale, questi animali sono dotati di un vero e proprio Sistema Nervoso Centrale e qualunque essere ne sia provvisto è certo provi forme più o meno sviluppate di sensibilità algica.Un altro studio condotto dai ricercatori di Belfast nel 2007 dimostra che le chele si arrossano e si ritraggono, se vengono a contatto con certe sostanze irritanti, cosa che non succede se si usano anestetici locali.Anche in Italia il problema è stato dibattuto a lungo, prima di emanare normative che impediscono ai commercianti di legare in modo permanente le chele dei crostacei o di adagiarli, ancora vivi sui banchi delle pescherie, direttamente su un letto di ghiaccio. L'Istituto Zooprofilattico di Brescia, nel 2007, ha rilasciato il suo parere, secondo il quale queste manovre sono da evitare perché costituiscono un grave stress per questi animali che è bene portare a 6 gradi di temperatura lentamente prima di tagliare per il lungo, con una lama affilata, il corpo, distruggendo il loro sistema nervoso.Niente pentola d'acqua bollente in cui tuffarli vivi dunque e, in questo, ci viene in aiuto ora un imprenditore inglese, Simon Buchaven, che ha inventato il CrustaStun, un congegno che, tramite la corrente elettrica, porterebbe all'incoscienza l'aragosta in meno di 3 secondi e alla sua morte certa in meno di 10. Ma voi ce la fate a ordinare un astice al ristorante, sapendo che finirà sulla sedia elettrica?
ANSA 24 NOVEMBRE 2009
Astici vivi nel ghiaccio "provano dolore"
Lo ha scritto un pm di Milano nel motivare l'impugnazione di una sentenza
MILANO - Anche gli astici, nonostante non abbiano un sistema nervoso centrale, possono provare "esperienze simili a quelle dei vertebrati in termini di sofferenza". Lo scrive il pm di Milano Giulio Benedetti, sulla base di alcune ricerche scientifiche, nel motivare l'impugnazione di una sentenza del Tribunale di Milano che ha assolto con formula piena un ristoratore milanese e la moglie.I due erano finiti sotto processo per maltrattamento di animali in quanto avevano esposto, in una delle sale da pranzo, alcuni dei prelibati crostacei su un letto ghiacciato prima di farli finire, ancora in vita, in pentola. Nel motivare l'assoluzione, il giudice monocratico della settima sezione penale ha sostenuto che non c'é reato perché si tratta "di animali non dotati di un sistema nervoso centrale, e tali da non consentire il giudizio certo circa l'insopportabilità del comportamento". Il pm, nell'atto di appello, spiega che l'affermazione del giudice "non è condivisibile in quanto la stessa è formulata (...) senza aver svolto una consulenza tecnica". Il pm Benedetti, invece, cita nell'atto le consulenze che ha fatto svolgere, tra cui quella di Paolo Candotti dell'Istituto Zooprofilattico della Lombardia e dell'Emilia Romagna. "Il posizionamento degli animali sul ghiaccio - si legge - è assolutamente inappropriato sia come metodo anestetico che come metodo di stoccaggio". Il pm riporta anche il parere di un veterinario che spiega come "un sistema nervoso può essere più o meno elementare, ma sarà in grado di recepire il massimo della stimolazione". Anche il sistema nervoso di un astice o di un'aragosta, quindi, si legge ancora, "é in grado di espletare le funzioni massime di ricezione degli stimoli sia negativi e dolorosi".
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